In virtù del primo contagio registrato martedì in Ticino, abbiamo scambiato due parole con il medico cantonale.
Giorgio Merlani non è né sorpreso né preoccupato. «Ci aspettavamo che sarebbe arrivato e non sarà l'ultimo». E sui pericoli rassicura: «La mortalità è bassissima e i decessi si contano sulle dita di una mano».
BELLINZONA - «Era solo una questione di tempo. E non ho nessun dubbio che non sarà l'ultimo». Questa la reazione a caldo di Giorgio Merlani al primo caso di vaiolo delle scimmie registrato in Ticino. Il contagio, avvenuto verosimilmente all'estero, è stato segnalato nella giornata di martedì all'Ufficio del medico cantonale che ha provveduto ad adottare le misure del caso. Alla persona infetta è infatti stato subito imposto l'isolamento, mentre la salute dei suoi contatti più stretti sarà costantemente monitorata almeno per tre settimane per impedire che il virus si propaghi.
«Ci saranno altri casi» - Attualmente i casi confermati in Svizzera sono complessivamente 46, mentre a livello globale è stato abbattuto il muro dei tremila contagi da inizio maggio. Numeri in crescita che però non preoccupano il medico cantonale. «Ci aspettavamo che sarebbe arrivato anche in Ticino». Fino a quando andrà avanti e come evolverà la situazione è però difficile da prevedere. «A ogni modo non ho nessun dubbio che ci saranno ulteriori casi ed è pure possibile che qualcuno possa venire ospedalizzato. Non mi immagino comunque che il vaiolo delle scimmie si diffonda a livello esponenziale come una pandemia».
«Non colpisce solo i gay» - Il medico cantonale, poi, smonta la tesi che la malattia contagi solo gli omosessuali. «È un aspetto su cui bisogna fare attenzione. È vero che ci sono stati molti casi nella comunità omosessuale. Ma i contagi provengono da specifici eventi», stigmatizza Merlani. «Attualmente in Svizzera ci sono uomini e donne eterosessuali che non hanno sicuramente partecipato a nessuna festa gay e che sono comunque positivi». È quindi inutile e sbagliato puntare il dito contro le manifestazioni arcobaleno. «Ogni assembramento di persone che sta a stretto contatto può contribuire alla diffusione di una malattia».
Cure e vaccino - Per combattere la malattia al momento non esistono ancora farmaci specifici disponibili in Svizzera. «Attualmente le cure vanno a colpire i sintomi», ci spiega il medico cantonale. «Si prendono quindi medicamenti contro la febbre, i dolori e il prurito. C'è però una sostanza che non è registrata nel nostro Paese, la cui valutazione e omologazione - vista la situazione - potrebbe presto venire accelerata. Anche il vaccino esiste, ma non è ancora disponibile in Svizzera».
«Mortalità bassissima» - Per quanto riguarda la mortalità del vaiolo delle scimmie, Merlani ha una buona notizia. Al di fuori del Continente africano, infatti, praticamente nessuno muore per questa malattia. «La mortalità - precisa - è bassissima. I decessi si contano sulle dita di una mano e in generale la morte sopraggiunge di più a causa del contesto, della diagnosi e delle possibilità di cura».
Persone a rischio - A ogni modo qualche categoria a rischio c’è anche qui. Come di recente ricordato anche dal CHUV. «Le donne in gravidanza - conclude Merlani - hanno un rischio di avere decorsi più severi della malattia. E con loro anche le persone immuno-soppresse. Se poi dovessero esserci altre categorie a rischio è ancora troppo presto per dirlo».
I sintomi - I primi sintomi della malattia sono febbre, mal di testa, dolori muscolari e alla schiena e gonfiore dei linfonodi. Da uno a tre giorni dopo la comparsa della febbre, si sviluppa un'eruzione cutanea con vescicole o pustole. L'eruzione cutanea di solito si diffonde dalla testa al resto del corpo. Possono essere colpiti anche i palmi delle mani e le piante dei piedi.