In tempo di siccità il Cantone raccomanda un uso attento dell'acqua. Ma come si comportano i ticinesi?
BELLINZONA - Cinque minuti sotto la doccia posson bastare. Lo sostiene una campagna di sensibilizzazione lanciata dal governo olandese: abbracciata anche dal vice-cancelliere tedesco Robert Habeck (Verdi) la trovata ha suscitato qualche polemica in Germania.
È giusto che lo Stato metta il naso nell'intimità dei cittadini, e in particolare nei bagni? In Ticino finora i comuni messi più alle strette dalla siccità si sono limitati a una serie di paletti: Mendrisio ha esteso lunedì a tutti i quartieri il divieto di riempire piscine e lavare auto o bagnare giardini.
Per quanto riguarda le docce «ci si limita alla raccomandazione generale, che vale per tutto il Ticino, di non sprecare l'acqua laddove intuitivamente si può farlo» spiega Mauro Veronesi, capo dell'Ufficio della protezione delle acque e dell'approvvigionamento idrico del Cantone. «Accorciare la doccia, fare attenzione quando si lavano i denti o i piatti sono senz'altro buone norme». Il Cantone incentiva inoltre i Comuni a dotarsi di contatori - alcuni non li hanno ancora - per il computo dei consumi domestici. «Chi consuma di più deve pagare di più. Solo così sarà stimolato a ridurre il proprio impatto».
Non tutti i consumatori sono d'accordo. Jenny (74 anni) è convinta che il dibattito sia inutile e che la gente «non sia disposta a cambiare le proprie abitudini». Per Francesca (30 anni) il vero problema non siano le docce e i consumi domestici ma l'alimentazione delle persone. «Per produrre un hamburger di carne occorrono 5mila litri d'acqua» afferma (al riguardo in realtà circolano diverse stime, alcune parlano di 70-180 litri).
Rimane il fatto che in Ticino il consumo di acqua pro capite resta maggiore che nel resto della Svizzera. Secondo una stima dell'Osservatorio dello sviluppo territoriale, dal 2003 al 2012 si è passati da 315 a 238 litri al giorno, mentre la media svizzera è scesa da 265 a 184 litri. Il trend è positivo e nell'analizzarlo bisogna tenere conto «non solo delle temperature più alte ma anche del fatto che il nostro è un cantone turistico» osserva Veronesi.
Un'altra voce importante di consumo idrico (o spreco, a seconda dei punti di vista) è il verde privato. «In Ticino è ancora diffusa la predilezione per il prato inglese che non è adatto alle nostre latitudini e richiede un enorme dispendio di acqua, al contrario di altre forme di vegetazione più naturale e rispettosa della bio-diversità» sottolinea il funzionario. «Questo è un aspetto su cui ci concentreremo in futuro nel sensibilizzare la popolazione». Chiusa la doccia, insomma, c'è ancora molto lavoro da fare.