La giovane bellinzonese, anche se malata non rinuncia al sogno di partire per il cammino Santiago de Compostela
BELLINZONA - Alyssa sospettava della malattia ancora prima di aver ricevuto la diagnosi. Durante la sua formazione come infermiera, l'allora 22enne ha dovuto presentare il tema della sclerosi multipla, ed è stato proprio allora che ha capito che alcuni malesseri che manifestava potevano essere ricondotti a questa patologia. Alyssa adesso ha 26 anni e con l'aiuto della sua famiglia, è riuscita a realizzare due sogni, percorrere il cammino di Santiago de Compostela e fondare l'organizzazione senza scopo di lucro "Un cammino per la ricerca "che le permette di raccogliere fondi al solo scopo di donarli alla Società svizzera sclerosi multipla.
«Inizialmente, quando ho scoperto di avere la malattia, mi sono chiusa in me stessa e mi sono lasciata travolgere dallo sconforto, ma successivamente ho avuto modo di confrontarmi con altre persone a cui è stata diagnosticata la stessa patologia. Ho partecipato a diverse serate informative organizzate alla Società svizzera sclerosi multipla. Questo mi ha aiutata molto». Adesso la giovane desidera restituire ad altre persone affette dalla malattia ciò che la ricerca le ha dato, ovvero la possibilità di condurre una vita normale. La 26enne di Bellinzona, racconta «la diagnosi fa parte di me, ma io sono molto più della mia malattia, sono Alyssa e ho dei desideri che voglio realizzare».
Uno di questi era percorrere il famoso cammino di Santiago de Compostela. «Era da anni che volevo farlo ma per via degli studi o di altri motivi non sono mai riuscita, quando è arrivata la diagnosi questo desiderio si è trasformato in un vero e proprio bisogno». La giovane, che al momento si trova in Spagna, assieme alla sorella gemella Giada, ha già percorso 300 km in 21. Lo scopo è di farne ancora 450 e concludere il percorso. Alyssa spera che la sua "impresa" le permetta di raccogliere più donazioni possibili e soprattutto che sia d'ispirazione per altre persone che si trovano nella sua stessa situazione.
Nonostante la bellinzonese abbia vissuto giornate difficili a causa della patologia, che l'ha costretta più volte a fermarsi, non si è mai lasciata prendere dallo sconforto. Dopo brevi pause per recuperare le forze, le due sorelle riprendevano a camminare lungo il sentiero. Lungo il tragitto, che attraversa le regioni rurali della Spagna, è difficile trovare delle farmacie e quindi le due sorelle hanno dovuto organizzarsi. «Entrambe portiamo uno zaino contenente le medicine essenziali che devo prendere giornalmente. Anche se ne smarrissimo uno, non sarebbe un problema perché ne abbiamo una scorta di riserva», racconta Alyssa.
Alyssa spiega: «Io ho avuto la "fortuna" di contrarre una delle patologie più comuni e quindi una delle più conosciute: la sclerosi multipla in forma recidivante intermittente. Stando a quanto mi hanno riferito i medici non rischierò mai di non poter più camminare». La giovane riesce infatti a condurre una vita normale. «Alla fine bisogna ascoltare molto il proprio corpo, io ho imparato a conoscermi meglio e per fortuna al momento non ho sintomi (problemi di equilibrio, ecc.), se non la fatigue», che è una condizione invalidante tipica della malattia. Chi ne soffre prova una sensazione di estrema fatica, indipendente dallo sforzo fisico che si sta compiendo.
«Una volta mi è successo che tornando dal lavoro, mentre guidavo in autostrada, a un certo punto mi sono dovuta fermare nella corsia d'emergenza a causa della fatigue. Mia sorella è dovuta venirmi a prendere perché non ce la facevo più. È un affaticamento molto marcato ed estremamente debilitante, ti sembra di aver corso due maratone, anche se magari non hai fatto niente di particolarmente stancante», racconta la giovane infermiera.
A chi, come lei, si trova a dover convivere con la patologia consiglia: «Prima di tutto, non arrendersi davanti alla diagnosi ma tenere sempre la testa alta e rivolgersi, come ho fatto io, alla Società svizzera di sclerosi multipla. La loro associazione fornisce davvero un valido aiuto, non soltanto alla persona malata ma anche ai suoi familiari, che spesso non vengono presi in considerazione», conclude Alyssa.