Oggetto di discussione le «affermazioni sessiste» sul caso dell'ex direttore di Lugano finito in manette
BELLINZONA - Un reato «grave, ma quanto meno non violento e che comporta un certo consenso». Queste parole, pronunciate dal Consigliere di Stato Manuele Bertoli in occasione del dibattito parlamentare sul caso dell’ex direttore di Lugano arrestato per atti sessuali con fanciulli, hanno suscitato «sdegno e sconcerto» tra le file del Collettivo femminista Io l’8 ogni giorno.
«Affermazioni gravissime - sottolineano le femministe in un comunicato stampa - che meritano di essere riportate e analizzate». Per il Collettivo, valutare la gravità di un reato di natura sessuale sulla base del «livello di violenza e coercizione messo in atto dall’autore per obbligare la vittima a subire le sue avances e i suoi abusi significa non aver capito nulla della realtà delle violenze sessuali».
Viene quindi ricordato il modus operandi nella maggioranza degli stupri (in Svizzera 1 donna su 10 ha già subito rapporti sessuali contro la sua volontà): «Non coincide con quello che è ancora oggi l’immaginario dominante di un’aggressione compiuta da uno sconosciuto, armato di coltello, nel buio di un parcheggio o nel fondo di un vicolo cieco, su di una vittima che cerca in tutti i modi di difendersi, anche a rischio della sua stessa vita». La maggior parte degli stupri, spiegano le femministe, sono commessi da uomini che la vittima conosce: «Ex-fidanzati, amici, colleghi, parenti». L’assenza di violenza fisica o di coercizione, sottolinea il Collettivo, «non rende dunque meno grave quanto accaduto».
In Svizzera qualsiasi bambina/o e ragazza/o con meno di 16 anni non può acconsentire a relazioni sessuali con persone che sono più grandi di loro di almeno tre anni. «Se il legislatore ha fissato un’età del consenso è proprio perché sa bene che gli strumenti, le “armi”, di cui possono fare uso gli aggressori e i pedofili con le loro vittime minorenni sono ben raramente i coltelli e le minacce, quanto piuttosto l’inganno, le lusinghe, le manipolazioni e la seduzione di giovani adolescenti ancora fragili nel loro cammino di costruzione personale. Per questo motivo non si può e non si deve definire come consenzienti le relazioni tra minori di 16 anni e persone più adulte di loro».
Insomma, per il Collettivo le parole di Bertoli sono gravi, «anche perché rivelatrici di quanto sia ancora diffusa una concezione arretrata e sessista delle violenze sessuali». A tal proposito "Io l’8 ogni giorno" ricorda la propria battaglia a favore di una modifica del Codice penale, con l’introduzione di una definizione di stupro fondata sul concetto di consenso (‘solo sì è sì’), che critica e si oppone all’attuale proposta in discussione a Berna, fondata invece sulla logica del “no è no”, ossia sulla presunzione di una disponibilità per default delle donne a qualsiasi atto sessuale, con qualsiasi persona e in qualsiasi momento.