Sbotta il Presidente dell'Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori.
BELLINZONA - Allevatori ticinesi che non si prendono cura delle proprie greggi? Le dichiarazioni odierne del Gruppo Lupo Svizzera non sono andate giù al Presidente dell'Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori (APTdaiGP), Armando Donati.
«Ci sono vari studi fatti nel corso degli anni, e tutti arrivano alla conclusione che il nostro sistema di allevamento (la nostra morfologia del territorio) permette in pochi casi di fare una vera protezione», ha spiegato a Tio/20 Minuti, citando anche i numeri. «Degli alpeggi ticinesi, caricati con ovini o caprini, il 70% non è possibile da proteggere».
Ciò significa che «la morfologia del territorio non permette di tendere recinzioni (perché è tutto sassi, cespugli, roccia) ed è impossibile anche avere dei cani, perché sono greggi troppo piccoli. Per poter lavorare con un cane bisogna avere almeno 500 ovini, e i nostri Alpeggi non permettono di avere quei numeri lì». È proprio per questo che in Ticino «il lupo fa più danni rispetto ad altre realtà, ad esempio al Nord delle Alpi».
Anche Germano Mattei, di Montagna Viva (MV), si è espresso a riguardo al comunicato odierno da parte del gruppo Lupo Svizzera (GWS), definendola «pura ideologia becera e che denota mancanza di conoscenza della realtà e del territorio. Basta con questa demagogia che opprime e snerva gli allevatori, già confrontati con condizioni di lavoro e operative difficili e snervanti».
Soluzione: abbandono?
Citando le stesse statistiche citate dal GWS, Donati ha chiarito che «non è vero che il 98% degli animali uccisi dal lupo nel nostro Cantone siano stati predati “in situazioni completamente prive di protezione”». Nel 34% dei casi gli animali erano "non adeguatamente protetti", «il che significa che gli allevatori avevano cercato di proteggere i propri animali ma che, nonostante ciò, il lupo era riuscito ugualmente a predare o a fare strage».
Nonostante gli animali siano protetti adeguatamente, «a volte il lupo riesce ad arrivare anche dove non si pensa». Ultimamente ad esempio un lupo ha predato dentro un recinto di cervi di allevamento in Val Verzasca, facendo un buco sotto il recinto per entrare. Altri hanno persino saltato anche una recinzione fatta a regola d'arte in Val Leventina. «Anche le misure di protezione, che permettono di limitare i danni, non li azzerano».
In conclusione, gli Alpi ticinesi sono quelli che sono. «La morfologia è questa e non possiamo cambiarla, l'unica soluzione è abbandonarli. O limitiamo il lupo, o abbandoniamo gli alpeggi. Se è questo che vuole il gruppo Lupo Svizzera...».
«È un'offesa forte»
In realtà, questo timore si sta già avverando: «C'è in atto un abbandono pauroso degli alpi», ha confermato Donati, aggiungendo che ciò «dal punto di vista ambientale sarà una catastrofe», con il territorio che si inselvatichisce, senza contare «la diminuzione dei prodotti, tra carne di agnello e formaggi», e il colpo al turismo, ma anche alla tradizione millenaria.
«Quest'anno sono stati sei gli alpeggi scaricati anticipatamente», ha poi aggiunto Donati. «Negli ultimi 10 anni (dal 2011 al 2021) sono già stati abbandonati il 30% degli alpeggi caricati ovini e il 20% degli alpeggi caricati caprini».
Quindi tutti questi attacchi e predazioni non accadono «per incuria, perché se ne fregano, e questa è un'offesa forte. Hanno fatto tutto il possibile dove si poteva fare qualcosa, ma dove non si può non si può: non è possibile piantare paletti su delle pietraie. Abbandoniamo, quindi, ed è quello che sta capitando. È anche ciò che ci rincresce di più, sentire giovani allevatori dire: "Mi piange il cuore a dover smettere, ma non ce la faccio più"».
Per l'APTdaiGP, «scrivendo che gli allevatori ticinesi si rifiuterebbero di adottare le misure di protezione solo per fare pressione sulle autorità» il Gruppo Lupo Svizzera lancia «un’affermazione grave e assolutamente inaccettabile verso le vere vittime delle predazioni».
«Non abbastanza»
Ma come vede il Presidente dell'APTdaiGP l'ordinanza messa in consultazione dalla Confederazione? «È un segnale che anche la Confederazione sta capendo che la situazione è problematica, che il problema c'è, e che i lupi aumentano in maniera esponenziale (e quelli registrati sono solo quelli accertati)».
C'è un ma. «Il problema è che non si affronta la situazione in maniera decisa: se i lupi sono troppi, dobbiamo trovare un sistema per diminuirli, ma con le leggi attuali è impossibile». C'è l'esempio chiaro dei Grigioni, che hanno abbattuto quest'anno sei lupi. «Sembra che hanno fatto un gran lavoro, eppure sono comunque in aumento, visto che è attorno al 30%».
Anche in Ticino sono sempre più: «C'è il branco della Val Morobbia, c'è ora il branco in Val Colla, uno a Cimalmotto e probabilmente anche altri (ad esempio tra Val di Blenio e Leventina). Il territorio ticinese d'altronde è adatto alla loro proliferazione». Il futuro, quindi, è cupo: «Come far partire un'azienda sapendo che gli anni prossimi sarà peggio? L'ordinanza è un passo nella giusta direzione, ma non abbastanza per frenare un fenomeno fuori controllo».