Una volta fu "Radar Ticino". Dalle sue ceneri sono nati diversi gruppi, l'ultimo gode di ottima salute grazie a Telegram
La polizia: «Chi segnala commette un reato penale, favorisce gli incidenti e potrebbe aiutare i malviventi»
LUGANO - «Controllo radar a Sementina, vicino alla Migros». «Stanno piazzando un radar mobile davanti al Jumbo di Grancia». E così via. Il fu “Radar Ticino”, bloccato nel 2016 su Facebook, è risorto dalle ceneri grazie a Whatsapp prima, per poi migrare verso lidi più "sicuri" con Telegram (applicazione russa che garantisce l'anonimato agli autori dei post). Il gruppo è più vivo che mai, con decine di notifiche al giorno.
Insomma, non passa molto dall'installazione di un apparecchio per il controllo della velocità (che sia esso mobile o stazionario) prima che il telefonino ti metta in guardia.
Oltre 13 mila fruitori - Ovviamente per ricevere la notifica bisogna avere accesso alla chat che, ad oggi, conta 13'676 iscritti, molti dei quali attivi nella pubblicazione di segnalazioni. Che per legge, però, non dovrebbero esistere, come ci tiene a precisare la Polizia cantonale: «La segnalazione di controlli radar da parte di privati, sia tramite i social media, sia con i metodi tradizionali (ad esempio cartelli), è illegale», ci viene spiegato.
Gli altri strumenti illegali - «Altrettanto vietati - aggiungono - sono i cosiddetti anti-radar, ossia gli apparecchi che individuano la presenza dei controlli della velocità tramite rilevamento delle onde radio, o i GPS che dispongono di una banca dati con le posizioni delle postazioni fisse».
Un fenomeno difficile da combattere - La Polizia cantonale non è soltanto al corrente di queste pratiche illegali. «In diverse occasioni - sottolinea -, ha perseguito i gestori dei siti e/o i membri di chat che sono stati identificati, denunciandoli all’autorità competente, trattandosi di un’infrazione di rilevanza penale». Eppure queste chat, così come si chiudono, vengono riaperte con un nome simile, pronte a riattivare il servizio vietato. D'altronde, spiega la polizia, «effettuare i necessari accertamenti d’inchiesta relativi alle chat di messaggeria richiede molteplici sforzi a fronte delle complessità di natura giurisdizionale e tecniche».
Non solo per le multe - Dietro quella che sembra la protesta silenziosa di un popolo di automobilisti frustrati e spaventati dal flash punitivo, però, vi sono rischi ben più impattanti rispetto alla semplice multa. «Questo tipo di segnalazioni generano problemi legati alla prevenzione di incidenti nella circolazione stradale e alla sicurezza del territorio in generale».
Una manna per i ladri - In effetti, in molti casi, i posti di blocco segnalati non hanno nulla a che vedere con dei controlli di velocità. «Rendendoli pubblici si va a minare, ad esempio, l’efficacia di un dispositivo messo in atto a seguito di una rapina», conclude la Polizia.