Sergiy Yermolenko, 41 anni, è scappato con moglie e figlio dalla guerra in Ucraina. Il suo bilancio di un anno terribile.
CUGNASCO-GERRA - Lo stupore per i volontari dell'associazione Tradizioni e Innovazioni è stato grande. Siamo a pochi giorni dall'Immacolata. A Cugnasco-Gerra si stanno montando le casette della Piazza Natalizia. A un certo punto si presenta quest'uomo col desiderio di dare una mano. Poco prima era stato in Municipio a chiedere come potesse essere utile alla comunità. Sergiy Yermolenko, 41 anni, fuggito da Kiev e dalla guerra, ha tanta voglia di integrarsi in Ticino. Lo abbiamo incontrato nel suo appartamento di Gerra Piano. «Sussidiato dallo Stato – ammette –. Preferirei lavorare. Fare qualcosa di concreto per meritarmi il pane quotidiano. Così mi sento in imbarazzo».
Una scelta forte– A Kiev Sergiy era attivo nel ramo della ristorazione. Poi sono arrivate le bombe. Il 24 febbraio ha iniziato la sua Odissea verso la Svizzera, attraversando diverse altre nazioni. «Vi chiederete perché io, maschio sano, non sono rimasto a combattere. Ebbene, non volevo farlo. Non volevo uccidere delle persone innocenti. Non me la sono sentita. Io non ho nulla contro i russi. Sono una persona di pace. Odio la guerra».
Il precedente – E questa è già la seconda volta che il 41enne, sposato e padre di un bimbo di 8 anni, è costretto a scappare dai carri armati. «Sono nato e cresciuto a Donetsk. Come sapete da quelle parti i problemi sono già iniziati nel 2014. A un certo punto la situazione era diventata insostenibile e mi sono spostato nella zona di Kiev. Mia madre invece no. Lei è rimasta a Donetsk. E ancora oggi vive laggiù. È molto legata alla sua terra. Non la vuole lasciare. È una donna di altri tempi. Molto coraggiosa. Questo però crea in me tanta apprensione. Le ho chiesto più volte di venire in Svizzera. Invano».
Il cuore che piange – Sergiy sta vivendo le festività tra Natale e Capodanno con tanta amarezza. «È pazzesco quello che è accaduto quest'anno. Mi piange il cuore quando leggo notizie legate alla mia Ucraina. Mi piacerebbe tornare a casa. Però è difficile. Ho scelto la Svizzera perché in Ticino, nel Luganese, viveva già la zia di mia moglie da una decina d'anni. Avevamo dunque un contatto. Dobbiamo essere molto grati al vostro Paese. I ticinesi sono davvero belle persone. E mio figlio a scuola si sta trovando bene. Fino a settembre stavamo nel Luganese. Poi ci siamo spostati nel Locarnese. Abbiamo davvero trovato tanto calore umano».