Un'interpellanza del gruppo MPS mette sotto esame i nuovi salari pubblicati dall'EOC
BELLINZONA - «Il salario iniziale di una infermiera diplomata è di 5'209 franchi e prima della pandemia era di 5'057. Il confronto ci permette di constatare che in quattro anni vi sarebbe una differenza di 152 franchi mensili, un aumento pari al 2,9%. Ma in realtà il loro salario è diminuito». Per il gruppo MPS i nuovi stipendi pubblicati dall'Ente Ospedaliero Cantonale non tengono conto di diverse variabili. Ad esempio quello dell'indice dei prezzi al consumo.
Il salario del personale sanitario è diminuito - «Confrontando l’indice di novembre 2018 con quello del novembre 2022 - spiegano - è aumentato del 3,6%. Ciò significa che il salario reale del personale sanitario negli ultimi quattro anni è diminuito. Una diminuzione ben più cospicua dello 0,7% che emerge dal calcolo, poiché, come noto, l’indice dei prezzi al consumo non misura l’aumento del costo della vita: ad esempio, non prende in considerazione l’evoluzione dei premi della cassa malati».
Un dato che va a mitigare in modo considerevole gli aumenti salariali: anzi per MPS li vanifica del tutto. Anche considerando la missione svolta durante il periodo pandemico.
Una categoria eroica di lavoratori e lavoratrici - «In questi ultimi quattro anni il personale sanitario ha mostrato tutto il proprio valore e il suo ruolo decisivo insieme ad altre categorie di salariati per prendersi cura di tutti noi» dicono. «Durante la pandemia e anche dopo si sono sprecati gli elogi verso questa categoria ‘eroica’ di lavoratori e lavoratrici. Ma, sostanzialmente, ci si è limitati agli elogi, alle parole che, come noto, non costano nulla» è la conclusione degli esponenti MPS.
Ritmi intensi, carenza di personale e stress - Pesano i fattori ics negativi del lavoro quotidiano del personale sanitario. «Ritmi intensi, carenza di effettivi, stress, sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzano il lavoro di cura in ospedali, case per anziani, servizi domiciliari - evidenziano - una situazione sempre più difficile che spinge le lavoratrici e i lavoratori del settore a cercare soluzioni individuali (lavoro parziale), oppure ad abbandonare la professione».
Ogni anno 3500 operatrici e operatori sanitari abbandonano la professione - Ogni sono circa 3’500 le infermiere e gli infermieri che presentano le loro dimissioni. Questo perché «è evidente che lo sforzo fatto dal personale curante non viene ricompensato adeguatamente e oggi le condizioni salariali, proprio in rapporto allo sforzo lavorativo richiesto, non rappresentano un incentivo adeguato ad abbracciare la professione». E lanciano un'accusa: «la classe politica, i partiti di governo per intenderci, non ha nessuna intenzione di riconoscere dal punto di vista salariale l’impegno di queste lavoratrici e lavoratori indispensabili».
L'obolo dei 500 franchi - E a riprova di ciò ricordano cosa accadde nella fase immediatamente successiva alla pandemia: «non si è stati capaci di andare al di là di un ‘obolo’ di 500 franchi una tantum. Lo si è confermato con il rinnovo, nel settembre 2021, del contratto collettivo di lavoro che ha apportato, complessivamente, miglioramenti del tutto marginali e che non ha minimamente affrontato la questione salariale, in particolare una rivalutazione dei salari, decisiva, unitamente alla questione della diminuzione dell’orario di lavoro, per evitare che il personale abbandoni la professione».
Non solo salario: c'è anche la questione del tempo di lavoro - Ma oltre alla questione salariale, vi sono anche altri aspetti che - secondo il gruppo MPS - vanno chiariti. Uno di questi riguarda il tempo di lavoro. «Pensiamo, ad esempio, al riconoscimento come tempo di lavoro del tempo impiegato per cambiarsi all’inizio e alla fine del turno. Si tratta di una modifica recepita dal rinnovo contrattuale del personale EOC a seguito di una sentenza del Tribunale federale. Tale tema avrebbe dovuto essere oggetto di ulteriori trattative: a più di 12 mesi non se ne sa più nulla».
L'interrogazione al Consiglio di Stato - Stessa cosa per il lavoro di verifica delle diverse funzioni che sarebbe stato svolto da una ditta esterna con «un’attenta verifica da parte del sindacato». Interrogativi e perplessità il gruppo MPS le gira direttamente al Consiglio di Stato attraverso un'interrogazione che chiede diverse cose: «quale giudizio dà sulla situazione salariale del personale dell’EOC, in particolare alla luce della constatazione che le condizioni salariali di assunzione sono oggi complessivamente meno attrattive di quanto lo fossero in passato? Il tempo di lavoro impiegato per cambiarsi all’inizio e alla fine del turno è considerato come tempo di lavoro? Se sì, da quando? Quali sono le varie categorie di personale che hanno diritto a questo tempo di lavoro?»
Sul tempo di lavoro MPS chiede estrema chiarezza: «A quanti minuti al giorno corrisponde questo tempo di lavoro?». Poi c'è il punto del lavoro di verifica delle funzioni: «A che punto siamo?»« si chiedono gli esponenti della compagine politica, ma soprattutto «quando sarà concluso?». Vengono chiesti lumi anche «sul modo in cui il sindacato sta svolgendo un’attenta verifica e quale è la ditta esterna che sta svolgendo questo lavoro e a quanto ammonta il preventivo di questa ditta esterna per questo compito».