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LUGANOSassi contro il Palazzo di Giustizia, trattamento stazionario per l'autore

18.01.23 - 12:25
Si tratta di un 30enne del Luganese con alle spalle una condanna per tentato omicidio.
Ti-Press / Lettore Tio.ch
Nel tondo la vetrata infranta.
Nel tondo la vetrata infranta.
Sassi contro il Palazzo di Giustizia, trattamento stazionario per l'autore
Si tratta di un 30enne del Luganese con alle spalle una condanna per tentato omicidio.

LUGANO - È stato condannato a un «trattamento stazionario» il 30enne del Luganese che a inizio marzo 2022 aveva scagliato due sassi contro le vetrate del Palazzo della Giustizia di Lugano. È questa la sentenza - trasmessa alle parti dalla Corte delle assise criminali di Lugano, presieduta dal giudice Mauro Ermani - che mette la parola fine - ricorsi permettendo - a un processo lungo e tortuoso iniziato lo scorso ottobre e poi conclusosi (dopo un'interruzione) il 16 gennaio 2023. L'uomo, ricordiamo, doveva rispondere delle accuse di tentate lesioni gravi (subordinatamente tentate lesioni semplici), minaccia, danneggiamento aggravato e furto di poche entità. 

Giorni di ordinaria follia
I fatti sono andati in scena tra il 2 e il 4 marzo del 2022. In quei giorni di ordinaria follia l'imputato, in evidente stato di alterazione, avrebbe dapprima minacciato il proprio avvocato, entrando nel suo studio legale con un bastone. Dopo aver danneggiato la vetrata di Palazzo di Giustizia ed essersi dato alla fuga, il 30enne è stato fermato dagli agenti di polizia a Vezia e in seguito ricoverato in maniera coatta in una clinica psichiatrica (misura che la Difesa ha giudicato «sproporzionata»).  

Il lungo Iter giudiziario
Dal fermo è scaturito un lungo e tortuoso iter giudiziario.  Nel corso di due processi svoltisi negli scorsi mesi alla Corte delle Assise di Lugano l’accusa, rappresentata dal procuratore pubblico Pablo Fäh, ha spinto per un trattamento stazionario (ovvero in una struttura chiusa), mentre la difesa guidata dall’avvocato Filip Cerimanovic ha chiesto un trattamento ambulatoriale, «misura più lieve che permette di arrivare allo stesso risultato». Alla fine, la Corte ha accolto parzialmente le richieste del PP. 

Il pentimento e la perizia
Durante il corso dei processi l’imputato ha ribadito più volte di aver capito gli errori commessi e di voler continuare a seguire la terapia, scusandosi per il «comportamento incivile» messo in atto. Ma ha anche negato di aver voluto aggredire il suo ex legale, affermazione che non ha convinto però Mauro Ermani. 

Nel corso dei dibattimenti è stata inoltre presentata anche una perizia, dalla quale è emerso che il 30enne soffre di un disturbo paranoide (con manie di persecuzione).

Il precedente
L'uomo, a ogni modo, non era un volto sconosciuto alle autorità. Nel 2018 fu infatti ritenuto colpevole di tentato omicidio intenzionale a seguito del pestaggio avvenuto il 24 febbraio 2017 a Gravesano. In quel frangente l'imputato e un coetaneo pestarono selvaggiamente un loro amico al rientro di una serata trascorsa al Rabadan per un debito di 280 franchi.

Il procedimento pendente
Non c’è solo il rischio di un appello, ma la questione è pure approdata al Tribunale federale. Nel corso del processo di ottobre, infatti, la difesa ha infatti ipotizzato una violazione del principio di accusa (questo per mancanza di chiarezza), chiedendo la ricusa del presidente della Corte. Nel caso da Losanna accogliessero il ricorso, la Difesa si riserverebbe di fare appello contro la sentenza.

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COMMENTI
 

RobediK71 1 anno fa su tio
In manicomio è molto peggio che in carcere, non solo perdi tutti i diritti, ma nella permanenza ti possono ridurre in ameba

Boss 1 anno fa su tio
in Ticino nessuno finisce in carcere … questo un trattamento ai vertici della. casa anziani a Sementina ( + di 20 morti) fr 1500 di multa …. Ridicoli !!

Adegheiz 1 anno fa su tio
Risposta a Boss
Ora dimmi una cosa: uno sani di mente che si approfitta del trattamento stazionario come ne esce? Vacci tu dallo strizzacervelli e poi vediamo

Sarà 1 anno fa su tio
Risposta a Adegheiz
Adegheiz vero, non so se sia peggio il carcere o un ricovero al manicomio, tra l'altro senza un termine definito.
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