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LUGANODeficit di attenzione e iperattività sotto la lente

24.03.23 - 17:03
Riguarda mediamente il 5% dei bimbi in età scolare. Se ne è parlato mercoledì all'USI.
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Deficit di attenzione e iperattività sotto la lente
Riguarda mediamente il 5% dei bimbi in età scolare. Se ne è parlato mercoledì all'USI.

LUGANO - Secondo l'American Psychiatric Association (APA), circa il 5% dei bambini in età scolare ha il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) negli Stati Uniti. In generale, le stime globali oscillano tra il 3% e il 7% dei bambini in età scolare, con una prevalenza maggiore nei maschi rispetto alle femmine. È importante sottolineare che l'ADHD è un disturbo complesso e può manifestarsi in modi diversi a seconda del singolo individuo. Secondo questi dati oltre circa 100 bambini ogni anno in Ticino soffrirebbero dunque di un disturbo dell’attenzione o d'iperattività.

L'evento – L’Associazione ADAT organizza ogni anno un appuntamento gratuito aperto al pubblico, a genitori e insegnanti su specifiche tematiche. Mercoledì 22 marzo, presso l’aula magna dell’USI oltre 200 partecipanti, tra cui numerosi insegnanti hanno seguito l’evento dal titolo “a scuola con un deficit dell’attenzione”. Oltre tre ore di interventi, suddivisi tra sei relatori diversi con numerosi momenti dedicati alle domande dal pubblico.

La sfida – La scuola può avere un ruolo centrale nello sviluppo di questi bambini, che nelle loro difficoltà devono potere affrontare l’insegnamento con serenità e con le giuste strategie. La scuola ha un compito difficile ma molto importante per i bambini con ADHD, poiché i sintomi del disturbo possono avere un impatto significativo sul loro rendimento scolastico e sul loro benessere emotivo.

 

Diagnosi precoce – Quali compiti può avere la scuola?  È sicuramente cruciale nell'ambito della valutazione e della diagnosi precoce: la scuola può contribuire a individuare i segni di ADHD nei bambini e suggerire loro di sottoporsi a una valutazione diagnostica da parte di un professionista della salute mentale. La scuola può agire sull’ambiente per renderlo più accessibile per tutti. In casi di comprovato bisogno, la scuola può adottare strategie e fornire misure adeguate per i bambini con ADHD adeguando i tempi di lavoro alle loro esigenze; riducendo il carico di lavoro nonché sostenendo i bambini con adeguati supporti didattici. È possibile, ad esempio, ridurre le distrazioni nell'aula, fornire strumenti di scrittura e di lettura supplementari e offrire pause frequenti.

Collaborazione coi genitori – La scuola può fornire supporto emotivo e comportamentale per i bambini con ADHD: alle elementari questo è possibile attraverso la psicomotricità, alle scuole media con il docente di sostegno pedagogico. Inoltre può collaborare con i genitori dei bambini con ADHD per fornire un ambiente di apprendimento coeso e supportare il benessere del bambino. 

I relatori – Nel dettaglio i relatori hanno affrontato diversi temi attuali. Roberta Zariatti Coppes, laureata in pedagogia curativa e docente presso la SUPSI ha trattato la tematica di una scuola che vada verso l’accessibilità. Il professore associato di neuropsichiatria presso l’Università degli studi dell’Insubria di Varese, Cristiano Termine ha proposto un intervento dal titolo “studio ma non ricordo: problemi di memoria negli studenti con ADHD”. Ester Cattaneo, neuropsicologa dell’ambulatorio pediatrico dell’EOC a Lugano ha presentato gli indizi nel bambino delle scuole elementari. Delle caratteristiche che questi bambini possono avere, ad esempio con la gestione del tempo, dell’autonomia di lavoro o della loro difficoltà nel partire o nel cambiare le attività di lavoro. Lo psichiatra Michele Mattia ha invece proposto un’interessante presentazione degli indizi nell’adolescente alle scuole medie e nel post-obbligo. 

Il tutor dell'apprendimento – Il terzo e ultimo blocco di interventi ha visto sul palco Paola Jaumin, tutor dell’apprendimento per ragazzi con DSA-ADHD, che ha voluto presentare al pubblico le buone pratiche per la presentazione di verifiche. Con molti esempi ha fatto comprendere al pubblico come anche la forma delle verifiche può impattare sul risultato, e che, con semplici adeguamenti la verifica permette di meglio valutare anche le competenze di ragazzi con DSA/ADHD. Ha inoltre sottolineato come l’analisi dell’errore può essere fondamentale per aiutare sia i ragazzi, ma anche e soprattutto gli insegnanti. 

La pedagogista – Infine, la pedagogista e docente di sostegno pedagogico, Ester Balbo ha riassunto molte delle tematiche trattate dai relatori precedenti proponendo strategie e metodologie concrete che si possono applicare in ambito scolastico; ha poi rinforzato i concetti espressi portando la metafora dello zaino pesante e invisibile che questi bambini e ragazzi devono portare ogni giorno, problema che se non compreso può solo peggiorare la loro motivazione nel proseguire la scuola, sottolineando come questo possa avere effetti negativi sulla loro autostima e la loro crescita. 

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