«C'è in realtà un piccolo risparmio sia per il paziente che per le casse malati», spiega il Farmacista cantonale Giovan Maria Zanini
BELLINZONA - Da qualche mese ormai le farmacie vendono alcuni medicamenti (essenzialmente antibiotici) in modo sfuso, estraendo dalla confezione il numero esatto di pastiglie che il cliente deve ricevere secondo la sua terapia.
Ad alcune persone, dopo l’acquisto, è però sorto un dubbio: ricevendo ad esempio la metà del numero di pastiglie dell’intera confezione, il prezzo da pagare è ben più alto di quello che sarebbe calcolando la metà del costo della confezione intera. È quanto hanno lamentato alcuni lettori a Tio/20 Minuti, chiedendosi il perché di questo sovrapprezzo.
«Questo “sovrapprezzo” serve a coprire il lavoro supplementare del farmacista», ci spiega il Farmacista Cantonale, Giovan Maria Zanini. Questo «a livello di gestione delle pastiglie sciolte, di confezionamento nei sacchettini (allegando anche la copia dell’informazione per i pazienti), di protocollo delle operazioni (che devono essere tracciate) e di fattura alla cassa malati (non si può fare la fattura in automatico ma bisogna introdurre una serie di cose a mano). Del resto anche al ristorante mezza porzione non costa la metà di una porzione intera….».
C’è dunque un carico extra sui farmacisti, che va a pesare anche sulle casse malati? In realtà no: il “sovrapprezzo” in questione si nota solo guardando al costo di una singola vendita in modo proporzionale a quello di una confezione. In realtà, la collettività ci guadagna: «Seppur la misura della vendita di medicinali sfusi non sia stata introdotta per ridurre il costo dei medicamenti, bensì per contrastare lo sviluppo delle resistenze e in particolare per far fronte alle difficoltà di approvvigionamento, c’è un effetto collaterale positivo: un piccolo risparmio sia per il paziente, sia per le casse malati».
Un esempio pratico
Per capire meglio, l’esperto ci illustra l’esempio della co-amoxicillina, spesso prescritta al dosaggio di 2 pastiglie per 7 giorni (=14 pastiglie), ma venduta in confezione da 20. Una scatola da 20 viene fatturata Fr. 48.05. Se il cliente in farmacia riceve solo 14 pastiglie, in base al tariffario previsto la fattura sarà di Fr. 40.65. Restano 6 pastiglie che possono essere usate per un altro paziente.
Vendendo 140 pastiglie in 7 scatole da 20, il farmacista incasserebbe Fr. 336.35. Vendendole in 10 sacchetti da 14, incassa invece Fr. 406.50. Un guadagno di 70.15 franchi in più, ma i pazienti serviti in questo caso sono 10 e non 7. Per servirne dieci, normalmente il farmacista avrebbe però venduto 10 scatole da 20 (200 pastiglie), per un totale di Fr. 480.50.
Con la vendita sfusa egli incassa quindi 74 franchi in meno di quello che avrebbe incassato normalmente, dando una scatola intera a ogni cliente: «Soldi, questi, che le casse malati risparmiano». In concreto si può quindi dire che «con la vendita sfusa la fattura globale per la collettività è un po’ più bassa e, rispetto all'obiettivo attuale, «questo esempio mostra che siamo in grado di avere il farmaco per il 30% in più di pazienti».
Non diventerà la norma
Tutto sommato, quella della vendita dei farmaci sfusi è perciò una soluzione che piace: «Non si sprecano antibiotici preziosi, le casse malati spendono un po’ di meno, il paziente risparmia qualche centesimo sulla partecipazione ai costi e i farmacisti sono remunerati per il lavoro supplementare e quindi vengono motivati a fare la loro parte. E si contribuisce anche a lottare contro lo sviluppo di batteri resistenti», ribadisce il Farmacista cantonale.
Ma è possibile che un giorno lo si farà per tutti i farmaci? Niente da fare. Questo perché «richiederebbe una modifica totale del sistema che conosciamo in Europa. L'industria farmaceutica sarebbe costretta a cambiare quasi tutte le confezioni. Anche il sistema di formazione dei prezzi e la fatturazione dovrebbero essere adeguati. Sarebbe una vera rivoluzione... che peraltro non risolverebbe nessun problema». In che senso? «Negli Stati Uniti, dove si pratica la vendita sfusa, non è che hanno meno problemi di noi con i costi dei medicamenti oppure con gli sprechi....».
Resta tutto quindi “alla vecchia maniera”. «Auspico comunque che nel caso degli antibiotici, più precisamente circa la metà di quelli che esistono (perché l'altra metà sono già confezionati nel giusto quantitativo visto che esiste un unico schema posologico), la vendita su misura come la facciamo in molte farmacie in Ticino dal 2018 diventi prassi obbligatoria, come elemento della strategia di lotta alle resistenze».