«Le patologie insorte vanno riconosciute come malattie professionali», così l'Mps.
BELLINZONA - Era scoppiato nel 2021, destando grande scalpore in tutto il Ticino, il caso delle infermiere avvelenatesi, secondo quanto da loro sostenuto, lavorando all'Ospedale San Giovanni di Bellinzona. Le persone coinvolte sono tra le 10 e le 12 e si sarebbero ammalate, tra gli anni '70 e i primi anni 2000, maneggiando farmaci chemioterapici e formaldeide senza le dovute protezioni.
Nel corso degli anni le suddette infermiere hanno infatti contratto varie forme di cancro e malattie autoimmuni, tanto che tre di loro sono decedute. Oggi l'Mps lancia una mozione chiedendo che il Gran Consiglio intervenga.
«Le infermiere del San Giovanni meritano giustizia e dignità», sottolineano i granconsiglieri, evidenziando come «l'EOC abbia rifiutato di far allestire una perizia». Questo «con argomentazioni non degne di una struttura ospedaliera pubblica la cui missione dovrebbe essere quella di tutelare la salute della popolazione, comprese le persone che lavorano alle sue dipendenze».
L'Mps chiede quindi che il Gran Consiglio inviti formalmente l’EOC a:
- riconoscere come malattie professionali le varie forme di cancro e malattie autoimmuni contratte nel corso di questa vicenda dalle infermiere coinvolte (ancora in vita o decedute)
- riconoscere alle vittime tutti i diritti pensionistici spettanti a chi ha contratto una malattia professionale ed assumersi tutte le spese e gli eventuali diritti pensionistici (in forma retroattiva) che spetterebbero alle vittime nell’ambito delle disposizioni previste in questi casi dalle diverse assicurazioni (LAVS, LAINF, LPP).