Oggi dalle 17:30 lo sciopero delle donne invade le strade di Bellinzona (e non solo). Ne parliamo con Gina La Mantia di FAFTPlus.
LUGANO - Una marea viola scende per le strade e le piazze della capitale (e non solo), oggi per lo sciopero delle donne. In quel di Bellinzona si parte alle 17:30 in Piazza del Governo.
La mobilitazione, indetta dall'Unione Sindacale Svizzera ha trovato una larga adesione da parte della politica, della cittadinanza e anche delle associazioni. Fra queste c'è anche la Federazione Associazioni Femminili Ticino Plus (FAFTPlus)
«Quello di oggi è uno sciopero nel nome della parità e dei diritti umani, non è “solo” delle donne», spiega Gina La Mantia co-presidente , «a me, e a noi, sembra importante far capire che, per quanto riguarda la parità di fatto, non ci siamo ancora. È vero, sono stati fatti tanti passi avanti, ma ci sono ancora molte cose da fare».
Cosa dice, quindi a quelle forze politiche che in questi giorni hanno deciso di “smarcarsi” dalle mobilitazioni di questo 14 giugno?
Che un po’ mi dispiace, ma bisogna capire che la parità fra i sessi non è una rivendicazione “di sinistra” ma va al di là degli schieramenti e riguardano tutte, e tutti.
Quali sono gli aspetti ancora critici, secondo lei?
La violenza sulle donne purtroppo è ancora un tema e anche il lavoro, che è intrinsecamente legato a come è strutturata la nostra società. Sulle spalle femminili, purtroppo, ricade ancora una parte importante di tutto quel lavoro di cura, di famigliari e figli, non retribuito.
Un carico, questo, che finisce per gravare (soprattutto economicamente) su di loro fino all’età della pensione. Le donne sono molto più frequentemente toccate dalla povertà nella vecchiaia.
Per quanto riguarda la violenza, e in generale la sicurezza delle donne, voi come FAFTPlus vi siete mobilitate di recente…
Sì, il non sentirsi sicura quando si cammina per strada di notte è una cosa che ogni donna vive sulla propria pelle. In questo senso le città e i comuni possono ancora fare davvero molto, pianificando dei percorsi sicuri e che facciano anche sentire tutta la popolazione al sicuro. Ripensare l’illuminazione pubblica o i sottopassi sono solo due degli esempi di interventi possibili.
Il divario salariale resta, quindi, un tema anche oggi?
Eccome. Da una parte perché le donne sono molto più presenti in professioni che sono meno retribuite ma di fondamentale importanza. Penso alle mansioni infermieristiche (e non) in ospedali e alle case di cura, ma anche negli asili nido e altre strutture-cardine della nostra società. Sono lavori di grande responsabilità e di importanza immensa, con una paga purtroppo non commisurata.
Dall’altra, invece, purtroppo capita ancora troppo spesso che le lavoratrici ricevano stipendi più bassi dei loro colleghi uomini, anche a parità di formazione ed esperienza.
In questo senso mi sembra che la maternità continui a giocare un aspetto centrale, è vero?
Da una parte è un po’ una questione di stereotipi, è più facile che - dopo la nascita di un figlio o una figlia - sia la donna a decidere di ridurre la propria percentuale. Spesso c’entra anche il fatto che lei già comunque guadagna meno (vuoi per il tipo di lavoro o perché lavora già a una percentuale ridotta).
Non aiuta di certo il fatto che, per quanto riguarda i congedi, malgrado gli sforzi, siamo il fanalino di coda di tutti i Paesi dell’OCSE con 14 settimane per la madre, 2 misere settimane per i padri e nessun congedo parentale, cioè a favore di entrambi i genitori.
Con un congedo parentale “moderno” sarebbe possibile coinvolgere sin da subito anche i padri, alleggerendo il carico delle madri che potrebbero - in caso lo volessero - riattivarsi più facilmente nella loro professione.