Umido e plastica in pole position. «Riciclare? Non solo. Si cambi mentalità», sostiene Viola Ferdani promotrice di Zero Rifiuti (ACSI).
MENDRISIO - Macchine da caffè, asciugacapelli, deumidificatori. Sono tutti oggetti che verranno riparati nella mattinata di sabato 8 luglio presso il Neguziett di Tremona (Mendrisio). L'iniziativa fa parte del progetto Zero Rifiuti promosso dall'Associazione Consumatrici e Consumatori della Svizzera italiana (ACSI). A coordinarlo è la collaboratrice scientifica Viola Ferdani.
Lei ha la missione di ridurre i rifiuti nella Svizzera italiana. Utopia?
«No. Ne produciamo troppi. Le statistiche indicano che a livello di rifiuti urbani in Svizzera ogni persona produce una media di 700 chili di immondizia all'anno. Il 53% viene rivalorizzata. Il 47% va all'inceneritore».
Ben 700 chili a testa. Tanti...
«Il dato va preso con le pinze perché comprende anche le piccole aziende, i commerci... A Mendrisio abbiamo seguito 18 economie domestiche sull'arco di quattro mesi. È stato un importante esperimento di coaching. Da questa esperienza emerge che ogni persona produce circa 45 chili di rifiuti solidi urbani all'anno. Tanti in ogni caso considerando che si tratta di uno spreco di risorse da parte di persone già molto attente».
Come avete sensibilizzato queste famiglie?
«Ad esempio su come cucinare gli avanzi o autoprodurre un detersivo, sull'importanza di fare il compostaggio, o sulla separazione dei rifiuti e dell'umido. Un terzo del contenuto dei nostri sacchi è composto da "rifiuti" alimentari. Decisamente una percentuale troppo alta. Il progetto di sensibilizzazione continuerà anche in altre località come Balerna, Lumino e Chiasso».
Qual è il messaggio da fare passare?
«Bisogna abbassare la quota di spazzatura da incenerire. E il ragionamento va fatto a monte. La migliore cosa da fare è pensare a come riutilizzare gli oggetti o ridurre i propri consumi. Puntare dunque su materiali riutilizzabili prima ancora che riciclabili, anziché sull'usa e getta. Vale anche per le manifestazioni: basta con le stoviglie monouso».
Da anni c'è l'allarme plastica.
«Il problema sta soprattutto negli imballaggi. Quelli che si usano una volta sola e poi si gettano. Ce ne sono troppi. Noi continuiamo a fare sensibilizzazione. E partner come il Neguziett di Tremona aderiscono volentieri vendendo anche merce sfusa alimentare o per le pulizie e il bucato. Tutto questo però non basta».
Sul riciclaggio della plastica il cittadino è un po' confuso. Visto che i polimeri sono tantissimi ha senso separare la plastica, sì o no?
«Personalmente penso che il sacco della plastica sia una soluzione che non sradica il problema alla radice. Non ti fa perdere l'abitudine di usare plastica. Anzi. Sai che c'è il sacco apposito e ti senti legittimato a consumarne di più. Il riciclaggio è difficoltoso, oltre che essere molto oneroso. Proprio perché i tipi di plastica sono svariati. Alcune plastiche sul mercato sono probabilmente anche al limite».
In Svizzera in generale si ricicla poco...
«Mancano le infrastrutture. Ricicliamo soprattutto PET. La maggior parte dei materiali riciclabili va all'estero. Sul riciclaggio della plastica siamo carenti... Ma è chiaro che andrebbe ridotto il consumo. Così si risolve la questione a monte. Bisogna smetterla di utilizzare oggetti monouso. Anche il mercato e le leggi devono cambiare».
La gente è spesso pigra. Non è una lotta contro i mulini a vento?
«No. Ce ne siamo accorti nell'esperienza fatta con le 18 economie domestiche di Mendrisio. La gente una volta che acquisisce consapevolezza poi è anche disposta a dare il buon esempio e a cambiare le proprie abitudini. Un passo per volta».