Renato Gazzola, storico portavoce del TCS, sulle code al Gottardo e sull'ipotetico pedaggio: «Per cosa stiamo costruendo un secondo tubo?»
AIROLO - «Fanno notizia i chilometri di coda al Gottardo. Ma la Svizzera è tartassata dal traffico anche in diversi altri punti strategici». Renato Gazzola, storico portavoce e segretario generale del Touring Club Svizzero (TCS), è irritato dall'idea di alcuni politici di introdurre un pedaggio autostradale tra Göschenen e Airolo. E non lo nasconde. «Significa non volere vedere la realtà».
Periodicamente qualcuno ipotizza questo pedaggio...
«Dal mio punto di vista equivale a mettere il carro davanti ai buoi. Si sta lavorando alla costruzione di un secondo tubo al Gottardo. Tra una decina di anni sarà realtà. Che senso ha introdurre un pedaggio quando si sta concretizzando un progetto che potrebbe davvero snellire il traffico? Consideriamo anche che le Ferrovie Federali Svizzere stanno facendo investimenti importanti in chiave futura (l'intervista è stata realizzata prima del danneggiamento ferroviario alla galleria di base del San Gottardo, ndr)».
Perché il Gottardo fa notizia e altri punti magari ancora più trafficati no?
«C'è la tratta tra Coira e San Gallo che è intasata di code infinite. Altrettanto si può dire per quelle tra Aarau, Berna e Basilea, tra Berna e Friburgo o tra Losanna e Ginevra. A volte anche nel basso Vallese si creano congestioni enormi. La Svizzera è nel cuore dell'Europa. Il Gottardo viene sempre tirato in ballo perché è l'asse principale di transito soprattutto per gli stranieri. Forse c'è anche un velo xenofobo nella proposta del pedaggio».
Il Ticino sembra molto unito contro l'ipotesi del pedaggio.
«Per il Ticino economicamente sarebbe una mazzata terribile. Molte ditte ticinesi che hanno mercato in Svizzera tedesca o Romandia si sposterebbero al di là delle Alpi. Quelle che rimarrebbero e che si riforniscono di materie prime da oltre Gottardo subirebbero rincari da incubo dovuti all'ipotetico balzello. Traspare la poca sensibilità di alcuni ambienti svizzero tedeschi nei confronti dell’economia e del turismo ticinesi. Su questi temi, soprattutto per la coesione nazionale, si auspica un maggior impegno politico sia a livello cantonale sia federale».
Introdurre un pedaggio al Gottardo equivarrebbe a creare un precedente. O no?
«Certo. Per introdurre un pedaggio bisogna cambiare la Costituzione svizzera. Poi in ogni altra zona ritenuta troppo trafficata qualcuno chiederà di introdurre un pedaggio. A pagare sarà sempre e solo la gente. Non dimentichiamoci che i cittadini svizzeri sono già spennati dai dazi sul carburante».
Parliamone.
«Oggi circa il 50% di un litro di benzina serve per finanziare le autostrade. Fate un rapido calcolo e vi accorgerete che parliamo di miliardi e miliardi di franchi. I politici nicchiano. Sanno benissimo che con la questione dell'elettrificazione delle auto potrebbero perdere introiti. Ma un pedaggio non può essere una fonte d'entrata sensata».
Davvero un pedaggio al Gottardo non rappresenterebbe un deterrente per le code estive?
«Figuriamoci. Un turista che viene dal nord la stessa coda che c'è al Gottardo la trova anche in altri punti della Svizzera e di altre nazioni europee. Se uno vuole andare al mare, le code le mette in conto. Punto e basta. Calcolate che adesso la gente ha molto più tempo libero rispetto al passato. La tendenza è sempre più quella. E in questo tempo libero, grazie anche a una maggiore disponibilità finanziaria, la gente si sposta. Temo che quello del Gottardo sia diventato un tema un po' strumentalizzato».
La Svizzera ha praticamente 9 milioni di abitanti. Quanto pesa questo dato demografico in crescita?
«La Svizzera è una nazione attrattiva. Arrivano tanti migranti e secondo alcune prospettive potremo raggiungere i 10 milioni di abitanti. È chiaro che già solo questo dato corrisponde ipoteticamente a più auto in circolazione».
Il problema del traffico è nel DNA svizzero?
«Quando avevamo solo la Tremola, c'era la colonna tutti i giorni. Da Lucerna a Lugano, e viceversa, si impiegavano 5-6 ore. Il nostro è un Paese pieno di montagne. Non è facile aggiungere corsie autostradali. Problemi simili però li hanno anche l'Austria, la Germania, la Francia, alcune zone dell'Italia».
In Italia ad esempio ci sono i caselli...
«Sì. Ma le autostrade in Italia non sono state finanziate dagli automobilisti come in Svizzera. C'è chi tira fuori il discorso del pedaggio al Gran San Bernardo. Ma anche in quel caso abbiamo a che fare con una società privata italo-svizzera. Le autostrade svizzere rappresentano un bene nazionale, sono pubbliche. Non si può fare ciò che si vuole di un bene pubblico. Soprattutto mentre in parallelo, come nel caso del Gottardo, stai costruendo un secondo traforo».