L'importante scoperta del team dello IOR di Bellinzona ha permesso di compiere passi in avanti nella cura di questa patologia.
BELLINZONA - «È il risultato di dieci anni di ricerca svolta interamente in Ticino». Commenta così il professor Andrea Alimonti la straordinaria scoperta fatta dal suo team di ricerca di Oncologia Molecolare dell'Istituto oncologico di ricerca (IOR) di Bellinzona nell'ambito del cancro alla prostata. Il 16 ottobre, la pubblicazione ufficiale sulla rivista scientifica Nature, a riprova del fatto che un altro grande tassello è stato aggiunto nella lotta contro un tipo di tumore per il quale le terapie attualmente disponibili si dimostrano, in determinati casi, inefficaci.
«Lo studio che abbiamo pubblicato su Nature è il primo a dimostrare che l'inibizione dei neutrofili (un tipo di globuli bianchi che in una situazione di normalità ci difendono da virus e batteri, ndr) è in grado di portare a un miglioramento clinico e duraturo nei pazienti affetti da cancro alla prostata in fase avanzata, ovvero metastatico».
Un percorso lungo dieci anni
Dieci anni fa la prima importante scoperta, quando nel suo laboratorio, è stato dimostrato che i neutrofili, in presenza di una neoplasia maligna diventano nostri nemici, rendendo il tumore più aggressivo e provocando la resistenza alle terapie di elezione. È stato poi scoperto «questo importante recettore che se bloccato fa sì che i neutrofili non riescano a entrare all'interno del tumore della prostata, anche metastatico».
Scarsi effetti collaterali
«Ora - continua - abbiamo compiuto un altro grande passo: sappiamo che quanto osservato sui modelli preclinici è efficace anche sull'uomo», dando speranza a questi malati, la cui aspettativa di vita è davvero bassa. «Abbiamo dimostrato che l'inibizione di questo tipo di cellula porta a un beneficio terapeutico sul lungo termine». Oltre al fatto che la somministrazione dei farmaci inibitori comporta «pochissimi effetti collaterali».
«L'importanza di vivere in un luogo dove si fa ricerca»
Lo studio, sottolinea Alimonti, è stato svolto in stretta collaborazione con il team del Prof. de Bono (Royal Marsden NHS Foundation Trust e The Institute of Cancer Research, Londra, Regno Unito). Fondamentale il contributo di fondazioni private che «hanno creduto in questa idea», ribadisce. «Sono loro che hanno supportato questo studio, mentre le industrie farmaceutiche non avevano particolare interesse. Il farmaco per inibire la risposta infiammatoria dei neutrofili, è stato individuato da noi».
Si fanno avanti le case farmaceutiche
I medicinali in grado di bloccare i neutrofili, agendo su specifici recettori, non esistono ancora. «Sono stati usati solo qui in Ticino su alcuni pazienti». E ora, alcune case farmaceutiche, dapprima riluttanti verso investimenti in questa direzione, si sono fatte avanti. «Siamo stati contattati da alcune industrie che sviluppano farmaci simili (inibitori di nuova generazione, ndr). Dunque procederemo continuando a testare clinicamente, poiché sono prodotti già più avanzati del farmaco utilizzato nello studio». Per questo, dice, «stiamo nuovamente cercando dei finanziamenti per portare avanti questo tipo di ricerca».
Agire sulla prevenzione
Nonostante la ricerca compia passi in avanti per contrastare le malattie oncologiche, per evitare l'evoluzione repentina e grave il professore ricorda l'importanza della prevenzione, a cominciare dagli screening. «Una volta compiuti 50 anni, ogni persona di sesso maschile deve sottoporsi a una visita urologica, associata a un prelievo ematico». Gli altri consigli: «Adottare uno stile di vita sano, quindi svolgere attività sportiva, controllare la propria alimentazione e non incrementare la massa grassa a sfavore di quella magra, in quanto l'obesità è uno dei principali fattori di rischio».