Patrick Rusconi, deputato Plr al Gran Consiglio chiede interventi mirati
BELLINZONA - Una delle decisioni più difficili per i giovani è senza dubbio quella di scegliere il corso di studi in base alle proprie ambizioni lavorative e in base a quanto può offrire il territorio. Decisiva dunque l’importanza dell’orientamento professionale.
A interrogarsi e a chiedere interventi al Consiglio di Stato sul tema è Patrick Rusconi, deputato Plr al Gran Consiglio.
«Oggi stiamo vivendo un momento professionale incerto e in continuo mutamento, certe professioni sono in pericolo perché poco attrattive, poco retribuite, sacrificanti; settori nei quali è presente una carenza di personale qualificato marcata. Insomma, una chiave di lettura non facile. Usciamo da una pandemia, entrati in una guerra, tutti fattori scatenanti dell’inflazione galoppante. Un mondo del lavoro diventato per noi adulti complicato e incerto, immaginate per i ragazzi adolescenti tra i 12 e 18 anni cosa significa», la premessa delle argomentazioni del consigliere.
Secondo uno studio della SUPSI entro il 2026 in Ticino ci sarà un deficit di 11-12'000 lavoratori. «Il futuro dei posti di lavoro in Ticino dipenderà da diversi fattori: lo sviluppo economico, le tecnologie emergenti e le tendenze globali; fattori che influenzeranno il sistema di lavorare nella regione, dove se non si interverrà si rischierà di avere un manco di personale, con una probabile conseguenza di aumentare il numero di frontalieri», aggiunge Rusconi.
Da qui la necessità di guardare al futuro considerando come il Ticino abbia per tradizione una forte attrattività lavorativa nel turismo, nei settori finanziario ed edile e anche nel campo della salute e delle scienze della vita, in forte crescita. Importante poi guardare con attenzione all’adozione delle tecnologie digitali in continua crescita, aprendo nuove possibilità in settori come l’informatica. Senza dimenticare le possibilità offerte dal lavoro remoto e flessibile.
«Oggi bisogna direzionare i giovani in quegli sbocchi di lavoro dove si garantisce un posto e un salario dignitoso. I salari e il loro adeguamento nel futuro sarà un tema importante, ma fin quando non ci sarà una vera ripresa economica questo purtroppo non sarà così semplice da applicabile. Mentre cosa fanno oggi i nostri giovani? Scelgono dei percorsi di studio con poca possibilità di sbocchi futuri. Questo comporta dei costi allo stato (disoccupazione, assistenza, riqualifica ecc…). Un fattore di incertezza per alcuni alunni può anche derivare dalla famiglia dove il nucleo famigliare a volte può non riuscire a proporre tutte le strade che possono essere percorse o intraprese», le riflessioni di Rusconi.
Dunque sarà compito del Decs concentrarsi sugli aspetti dell’orientatore e orientamento.
Da qui le richieste:
1. Quanti orientatori professionali sono presenti sul territorio? In quali sedi scolastiche e a che percentuale?
2. Quanti colloqui annuali vengono effettuati?
3. I colloqui coinvolgono anche la famiglia dell’alunno?
4. Durante i colloqui gli orientatori espongono le opportunità del momento nel mondo del lavoro? Sensibilizzano sulle scelte?
5. Le CPC (uniche nel loro genere in Svizzera) non hanno un numero chiuso; qual è la tendenza di frequenza di questo percorso scolastico, qual è la percentuale di bocciatura e abbandono nei primi anni di formazione?
6. Quanto costano allo stato le tre sedi (Locarno, Massagno e Chiasso) di scuola media commerciale?
7. La maggior parte degli orientatori proviene da un percorso universitario, situazione che non sempre facilita la conoscenza del mondo professionale. Gli orientatori hanno un obbligo di partecipazione a presentazioni di professioni, stage professionali in settori diversi? Se si, quanti giorni all'anno?
8. Oggi l’ufficio dell’orientamento scolastico e professionale è sotto la divisione della scuola, per dare ancor più importanza al tema “orientamento professionale” è pensabile inserirlo sotto la divisione della formazione professionale?