Lo sfogo della presidente dell'associazione AnimaLeale. Ogni settimana riceve almeno due chiamate da chi vuole rinunciare al proprio cane.
LUGANO - «Nell’ultimo periodo stiamo ricevendo più chiamate per rinunce di cani che per nuove adozioni». È lo sfogo di Elena Beltrami, presidente di AnimaLeale, associazione no profit ticinese che si occupa dal 2020 di aiutare animali in difficoltà e di accompagnare nella scelta chi desidera accogliere un amico a quattro zampe in famiglia.
«La nostra associazione - puntualizza - è nata principalmente con questo scopo. Tuttavia, ora assistiamo a una tendenza paradossale: ogni settimana almeno due persone ci chiamano perché non vogliono più il loro cane e ci chiedono aiuto per trovare un nuovo posto».
Quello che più la fa arrabbiare è «l’urgenza di sbarazzarsene». Perché se fino al giorno prima era considerato un membro della famiglia, da un momento all’altro non lo è più e «lo vogliono fuori nel più breve tempo possibile, senza comprendere che per trovare la famiglia adeguata ci vuole tempo».
Ma quali sono le cause che spingono a decidere di non volere più un cane? Stando a Beltrami «problemi economici, crescenti intolleranze e problematiche di salute dei cani e una scelta errata della razza». La rinuncia viene anche indotta da eventi che stravolgono la vita quotidiana, quale la nascita di un figlio. Ci sono casi in cui le persone hanno deciso di rinunciare al proprio cane dopo nove anni trascorsi insieme.
Problemi economici e di gestione
Nella sua analisi, la presidente di AnimaLeale individua un problema di fondo: «La nostra società sta diventando molto superficiale. C'è la tendenza a pensare che se le cose dovessero andare male, c’è la possibilità di restituirlo o di portarlo in canile o in un’associazione di volontariato disposta a prendersene cura. Viviamo ormai nella società dell’usa e getta».
In Ticino, intanto, il numero di cani aumenta sempre di più. Stando ai dati riportati dal Dipartimento della salute pubblica, fino a ora nel 2023, hanno raggiunto quota 34172 unità, 739 in più rispetto al 2022. In altre parole significa c’è un cane ogni 10 abitanti. Numeri importanti che indicano una certa propensione da parte dei cittadini a volere un amico a quattro zampe all’interno della propria famiglia. Per evitare queste situazioni tuttavia Elena Beltrami indica una sola strada: «Bisogna fare delle adozioni più consapevoli. Se una persona ha intenzione di prendere con sé un cane ci contatti, anche se ritiene di non essere all’altezza. Noi sapremo affiancarvi per rendere l’adozione più semplice possibile».
In media 40 rinunce all'anno
A confermare la situazione Emanuele Besomi, presidente della Spab. Anche chi contatta la Protezione animali per cedere il cane lo fa nella maggior parte dei casi perché non riesce più a gestirlo. «Molto spesso non viene valutato attentamente prima di prenderlo con sé, altre volte l'avvento di un figlio fa nascere fobie e paure che portano a questa decisione», spiega.
A volte i cani vengono regalati senza consapevolezza: «Per esempio succede che il padre di una famiglia monoparentale decida di regalare un cane ai figli con cui non vive più. Sarà ancora una volta la mamma a doversene occupare, a volte con una situazione già fatta da ristrettezze economiche. A quel punto, la madre, piuttosto che passare per il genitore cattivo, decide di tenerlo nonostante le difficoltà. Purtroppo a farne le spese è ancora l'animale». Stando ai dati in possesso di Besomi fino a ora, nel 2023, le rinunce a loro segnalate e di cui si sono fatti carico sono state 27. «Nel 2020 sono state 39, nel 2021 31 e l'anno scorso 37».
«Molto spesso le persone scelgono un tipo di cane perché piace esteticamente, senza considerare attitudini, difficoltà di gestione, piuttosto che le caratteristiche proprie di una razza», spiega l'educatrice cinofila di AnimaLeale Cecilia Donelli. «Prima di adottare un cane - continua - è necessario tenere in considerazione le proprie abitudini: se sto fuori casa dalle 9 alle 10 ore al giorno, non posso pensare di adottare un border collie, per esempio. È una razza da lavoro e quindi molto attiva, a cui va dedicato molto tempo». Oltre a ciò bisogna valutare l’età del cane, tenere in considerazione la presenza di altri animali in casa, essere consapevoli del fatto che è necessario imparare a comunicare con il proprio amico, quindi intraprendere un percorso educativo per far crescere la relazione cane-umano.
Donelli sottolinea infatti che molto spesso le persone decidono di adottare un cucciolo alla stregua di un giocattolo: «Le persone sottovalutano le sue necessità che soprattutto nei primi mesi di vita sono tante, perché non ancora autonomo. L’arrivo di un cucciolo a volte stravolge l’esistenza, bisogna esserne consapevoli».
L’educatrice cinofila suggerisce infine di documentarsi anche quando si tratta di un recupero in canile. «In questo caso, trattandosi per lo più di meticci, bisogna indagare sulle razze presenti nella genetica per comprendere se sono compatibili con la nostra vita quotidiana». Da non tralasciare l’aspetto economico. «Allevatori e volontari dei canili devono fare presente che si avrà un costo mensile fisso per almeno dieci anni, per cibo, spese veterinarie e quant'altro».