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CANTONEChat GPT, per i nostri ragazzi è un “amico” di cui ci si può fidare?

01.02.24 - 06:30
Onniscente (più o meno), rapido e sempre disponibile. Come può convivere con i nostri figli? Ne parliamo con Alessandro Trivilini.
Deposit/Archivio Tipress
Chat GPT, per i nostri ragazzi è un “amico” di cui ci si può fidare?
Onniscente (più o meno), rapido e sempre disponibile. Come può convivere con i nostri figli? Ne parliamo con Alessandro Trivilini.

Intelligenza artificiale a portata di mano e di... smartphone. È innegabile che Chat GPT è stata (e tutt'ora è) una delle novità più pervasive - e invasive - del nostro presente.

In grado di dialogare con noi, darci informazioni, consigli e svolgere in uno schiocco di dita qualsiasi compito che vogliamo sottoporle, il “bot” di OpenAI è solo uno dei tanti che verosimilmente finiranno per entrare a far parte della vita quotidiana di tutti noi. Famiglie comprese.

Difficile, quindi, che non vengano alla mente tutta una serie di criticità riguardo all'interazione fra le AI e i giovani (e giovanissimi). Quali sono le sfide, e quali le opportunità?

Per tentare di capirlo, questo giovedì sera 1 febbraio (ore 20) alla Biblioteca cantonale di Bellinzona se ne parlerà proprio con un'ottica rivolta a ragazze e ragazzi. L'incontro “ChatGPT: un possibile intruso all’interno della famiglia?“ organizzato dalle Assemblee dei genitori delle Scuole medie di Bellinzona, Castione, Giubiasco e Lodrino assieme al Servizio giovani e famiglie della Città di Bellinzona.

Due i relatori: Michela Bernasconi-Pilati, psicologa e psicoterapeuta, collaboratrice scientifica del Centro risorse didattiche e digitali al Decs e Alessandro Trivilini, Collaboratore scientifico del Centro di risorse didattiche e digitali del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport del Cantone Ticino.

Proprio con lui abbiamo scambiato quattro chiacchiere sul tema.

Per iniziare, di quale fascia d'età stiamo parlando? E come si avvicinano ragazze e ragazzi a chat GPT?
L’ordine di scuola a cui fa riferimento la conferenza sono principalmente le Scuole Medie, ma di fatto l’argomento per come verrà trattato è di interesse per tutti i genitori di altri ordini scolastici. Come sempre accade, molti giovani spinti soprattutto dalla curiosità si avvicinano alle nuove tecnologie perché ne sentono parlare dai media e nei mondi digitali (social soprattutto) che in genere frequentano. In questo ambito, la Scuola assume un ruolo educativo importante, per cui è chiamata a monitorare con la giusta attenzione il processo in atto.

Nell'introduzione all'incontro parlate di «amico compiacente», pensate che i giovani possano davvero ritenerlo un amico/a? Dal punto di vista comunicativo e interpersonale, secondo lei, quali sono le criticità maggiori?
Anzitutto va detto che i benefici sono sempre maggiori alle criticità nel momento in cui giovani e adulti hanno la possibilità di conoscerle e utilizzarle attraverso un percorso orientato alla consapevolezza e alla responsabilità. Di fronte a questa incredibile accelerazione digitale di Intelligenza Artificiale è fondamentale riuscire a sviluppare un pensiero critico che possa aiutare l’utente a muoversi con maggiore sicurezza.

L’arrivo e l’uso di questi nuovi strumenti non dev’essere percepito come un problema, semmai la criticità risiede nella mancanza di un’adeguata alfabetizzazione, una sorta di bussola, che possa aiutare gli utenti a distinguere il vero dal falso. L’espressione “amico compiacente” unisce due concetti importanti: il primo riguarda il fatto che l’interlocutore artificiale è capace di instaurare e mantenere nel tempo un atto dialogico, diciamo pure una relazione, fondata su un argomento di interesse dell’utente e con una capacità linguistica accurata.

Il secondo concetto invece, riguarda il fatto che senza un adeguato spirito critico potrebbe assumere un valore nella relazione che porta l’utente a fargli credere a tutto ciò che esso fornisce con le risposte. In questo senso, è importante sottolineare che l’Intelligenza Artificiale non ha competenza. In particolare, ChatGPT risponde alle richieste dell’utente senza avere delle conoscenze e delle competenze specifiche nel campo, bensì associando frammenti di informazione reperiti da molteplici fonti su basi probabilistiche, in modo che la risposta appaia plausibile.

Quali sono i rischi e quali, invece, gli aspetti positivi legati a questo tipo di interazione?
Alle persone va spiegato perché un’Intelligenza Artificiale generativa spesso ha delle allucinazioni, ossia, offre delle risposte che non sono pertinenti con le domande poste. Conoscere come ChatGPT raccoglie i dati, come li elabora, con parole semplici ed esempi, significa dare ai giovani e ai loro genitori informazioni utili a sviluppare maggiore consapevolezza quando si è confrontati con l’uso dell’Intelligenza Artificiale, quale ChatGPT. 

Uno degli aspetti positivi è rappresentato dal fatto che questi strumenti possono svolgere il ruolo di tutor nello studio, e mi riferisco soprattutto alle realtà famigliari in cui nessuno dei genitori ha le conoscenze per seguire i propri figli nei compiti.

Questo utilizzo può però essere ipotizzato solo per quegli studenti che hanno già sviluppato un particolare senso critico nei confronti delle risposte prodotte da strumenti come ChatGPT. Ciò significa che gli strumenti di Intelligenza Artificiale non possono sostituire totalmente né i docenti né i genitori nei loro ruoli formativi ed educativi.  

Fra gli scenari futuri che si trovano descritti in diversi articoli sul web si parla anche di giocattoli "senzienti" via AI  che accompagneranno i nostri figli/figlie sin dai loro primi anni. È solo fantascienza? Che ne pensa?
Sì, è una realtà e non è fantascienza. Quest’ultima accelerazione tecnologica permetterà di sviluppare questo tipo di giocattoli dotati di sensi per interagire con il mondo esterno simulando lo stile comunicativo dell’essere umano. Proprio per questo, è importante educare le nuove generazioni ad usarli in modo critico. Nello stesso tempo, anche i genitori dovrebbero essere resi attenti alle insidie possibili di una delega all’Intelligenza Artificiale del proprio ruolo educativo...

Per la prima volta nella storia abbiamo l’opportunità di prendere il “toro per le corna” e affrontare queste innovazioni sin dall’inizio, senza subirle. Ecco perché se riusciamo a dare ai bambini le giuste conoscenze per relazionarsi in modo sano, consapevole ed equilibrato con questo tipo di giocattoli, possiamo ipotizzare che, con una certa probabilità, crescendo faranno lo stesso quando entreranno nel mondo del lavoro e dovranno interagire con macchine intelligenti, magari preposte alla cura della nostra salute.

Si parla tantissimo di regolamentazione delle AI, secondo quest'ottica, per così dire, "familiare" l'urgenza appare ancora più forte. Secondo lei cosa bisogna ancora fare per tutelare bimbe e bimbi? 
La tutela dei minori è molto importante, ma non bisogna credere che basti mettere dei filtri all’Intelligenza Artificiale per evitare l’accesso ai contenuti sensibili. La via per arrivarci, gli strumenti digitali e la curiosità potrebbero facilmente aprire la strada ad altre alternative dal lato oscuro.

L’aspetto multimodale dell’intelligenza artificiale - ossia la possibilità di poter generare in un colpo solo una voce, un’immagine, un testo -, nonché la facilità con cui è possibile già oggi confezionare il tutto in un video multimediale sono molto attrattive. L’unico modo per migliorare la tutela dei minori è porre delle regole insieme a un percorso orientato alla consapevolezza e alla responsabilità, che si sviluppa per gradi e intensità in funzione dell’età e del contesto scolastico e culturale. In altro modo, rischia di essere una rincorsa davvero affannosa.

È assurdo pensare a delle AI "sicure" - se possono esserle - pensate attorno alle esigenze dei bambini?
È assurdo perché il concetto stesso di “sicurezza” è assurdo. In passato abbiamo usato i sistemi di controllo parentali per evitare, per esempio, l’accesso a siti con contenuti sensibili.

Con applicazioni di Intelligenza Artificiale sviluppate praticamente per qualunque cosa, dalla più ricreativa alla più seria, la sicurezza deve evolvere e il genitore non deve pensare di poter affidare a un’intelligenza artificiale il controllo di un’altra Intelligenza Artificiale, perché è scontato che le due si parlino e decidano per il funzionamento base del sistema, ma senza un’adeguata consapevolezza e responsabilità il rischio è l’esclusione dell’essere umano, ossia del minore da tutelare.

È comunque importante sottolineare che l’Intelligenza Artificiale sta ancora muovendo i primi passi il che rende difficile formulare delle ipotesi riguardanti gli sviluppi futuri. Rimane però determinante monitorare da vicino e costantemente il processo, in modo da proporre delle modalità d’uso di questi strumenti che risultino adeguati e sicuri per ogni fascia d’età.

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COMMENTI
 

vulpus 10 mesi fa su tio
Sarà un disastro. La gente sarà sempre più ignorante e saprà esprimersi solo su suggerimento di questa applicazione. e non dimentichiamo il grande pericolo per la scuola. Ogni impegno sarà risolto tramite questa applicazione in barba all'impegno e alle richieste degli insegnanti. Chi la conosce si stà già preoccupando. seriamente

Luca 68 10 mesi fa su tio
Risposta a vulpus
condivido, in oltre pensa quanti danni può fare in mano alle persone sbagliate

Luca 68 10 mesi fa su tio
almeno per i giovani avrebbero bisogno del intelligenza vera dei propri genitori, che magari tengono conto anche della parte emotiva dei giovani,l'intelligenza artificiale prima o poi creerà problemi gravi e noi non saremo più in grado di controllare, personalmente non mi piace e fa un po' paura.

Maverik 10 mesi fa su tio
Risposta a Luca 68
Inoltre è il solito mezzo per arrivare alla soluzione senza dover ragionare con la propria testa…. Non sono per niente favorevole a queste “scappatoie “

MuccaMilka 10 mesi fa su tio
Risposta a Luca 68
Hai paura dell'evoluzione? sarà l'età :)

Luca 68 10 mesi fa su tio
Risposta a MuccaMilka
forse sarà l'età, ma mi hanno sempre insegnato a ragionare con la mia testa e fino ad oggi è andata bene, probabilmente non tutti ci riescono, sarà per questo che hanno pensato di inventare un intelligenza artificiale ( per quelli che il cervello non sono capaci di usarlo)

sWiSs_PiRaTe 10 mesi fa su tio
Risposta a Luca 68
il cervello non è uno ma sono tanti e non tutti possediamo gli stessi tipi di intelligenza. Nei commenti vedo spesso la carenza di intelligenza emotiva, giusto per farne un esempio. Buona giornata :-)

sWiSs_PiRaTe 10 mesi fa su tio
Risposta a Maverik
se non si ha il cervello per porre la giusta domanda... se non l'hai mai esplorata ti consiglio di curiosarne i limiti.
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