Scoperte le cause della malattia «ma per una cura siamo ancora in alto mare», ci dice il dottor Pietro Antonini dell'Ambulatorio Long Covid.
LUGANO - Sono 39, in Ticino, le persone che ad oggi beneficiano dell’invalidità a causa, almeno in parte, del Long Covid. A 21 di loro è stata accordata una rendita di invalidità di tipo indeterminato, di cui ben 16 completa e cinque parziale. Lo rivela a Tio/20Minuti l’Ufficio assicurazione invalidità.
Per i pazienti la cui vita è stata completamente sconvolta dagli strascichi dell’infezione da Covid-19 ci sono però novità. Un recente studio dell’Università di Zurigo ha infatti individuato cosa si nasconde all’origine del Long Covid, ovvero una disregolazione del cosiddetto sistema del complemento. Quest’ultimo fa parte del sistema immunitario e aiuta a combattere le infezioni e a rimuovere le cellule del corpo danneggiate e infette.
«Una cura? Siamo in alto mare» - Nuove speranze, dunque, per i pazienti affetti da questa patologia? «Sospettavamo da tempo che il Long Covid potesse avere a che fare con una disregolazione di qualche parte del sistema immunitario», spiega a Tio/20Minuti il dottor Pietro Antonini, responsabile dell’Ambulatorio Long Covid alla Clinica Moncucco. Dal punto di vista del trattamento della malattia, ammette, «siamo però ancora in alto mare»: «Queste nuove scoperte possono dare spunti per avviare degli studi clinici, ma per sviluppare e testare una terapia ci vuole molto tempo».
Gli scettici - Intanto, a corto-medio termine, i risultati dello studio rossocrociato potrebbero contribuire a spezzare lo stigma associato al Long Covid. Permane infatti ancora molto scetticismo, anche in campo medico, rispetto all’esistenza della malattia, e tuttora c’è chi non riconosce il Long Covid in quanto tale. «Il fatto di aver trovato questo substrato biologico a livello di sistema immunitario può sicuramente aiutare a cambiare questa visione», conviene il medico.
A livello sociale si tende infatti a sottovalutare il Long Covid e i sintomi ad esso associati: «Se una persona che ne soffre ne parla e dice “sono stanco” spesso si sente rispondere “eh, son stanco anch’io”». Per quanto riguarda invece l’ambito medico, «trovarsi davanti a un paziente che non migliora può risultare frustrante, e purtroppo la via più semplice è dire che il problema non esiste e che il paziente esagera».
«Arrivano ancora nuovi pazienti» - Eppure di questo genere di pazienti, in Ticino, ce ne sono stati molti. E ce ne sono tuttora. «Dall’apertura dell’Ambulatorio Long Covid a maggio 2021 abbiamo visitato tra le 300 e le 400 persone», sottolinea Antonini. «Vedo ancora uno o due nuovi pazienti al mese, e quelli in trattamento sono ancora una cinquantina in tutto».
L’età media si aggira tra i 35 e i 65 anni e la stragrande maggioranza, circa l’80%, manifesta un affaticamento cronico. Va detto, però, che la tendenza è in calo. «Meno persone, in generale, si ammalano di Long Covid», conclude Antonini. «Questo perché ormai un contatto con il virus l’hanno avuto praticamente tutti, anche chi non se ne è accorto. E in molti si sono vaccinati».
L’Ufficio assicurazione invalidità tiene infine a sottolineare che il Consiglio federale è stato incaricato di redigere un rapporto sugli effetti del Long Covid, tra cui quelli relativi all’AI. A livello nazionale è quindi in corso «un’analisi approfondita dei dati degli uffici assicurazione invalidità» riguardanti questa categoria di persone, registrate come “assicurati che hanno depositato domanda AI a seguito/con compresenza di Covid”». L’adozione del rapporto è prevista per la fine del 2024.