L'alpe di Caviano si rifà il look. Ed entra a far parte dell'albergo diffuso del Monte Generoso.
Vista mozzafiato, relax, storia e cucina. Un mix che si rivolge a una clientela svizzera e internazionale.
CASTEL SAN PIETRO - Nuovo tassello per l’albergo diffuso del Monte Generoso. L’alpe di Caviano, sopra Castel San Pietro, si è appena rifatta il look. Trasformandosi in una struttura ricettiva a tutti gli effetti. «Abbiamo sei camere doppie e un dormitorio da dieci persone – spiega Riccardo Foti, gestore –. La stagione è partita a inizio marzo. E le gratificazioni sono già tante».
Un grosso investimento – Una perla situata a quasi mille metri d’altitudine. Modernizzata grazie al patriziato locale e a sponsor pubblici e privati. Un investimento di complessivamente 2 milioni di franchi che va a completare un quadro già di prestigio. L’albergo diffuso comprendeva infatti già tre strutture: l’osteria con alloggio La Manciana, l’Ostello e la Casa dei Gelsi tutti a Scudellate.
Il Monte a 360 gradi – «L’idea – commenta Foti – è che un escursionista viva il Monte Generoso a 360 gradi. Magari anche passando da una struttura all’altra, mangiando e pernottando».
Escursioni e trekking – Ricardo “Benji” Vuignier, tuttofare, spiega: «Ci rivolgiamo a escursionisti e appassionati di trekking che provengono un po’ da ovunque. Anche dalla Svizzera interna o da altre nazioni. Dalle nostre parti si può praticare anche la mountain bike. Si respira un’aria particolare quassù».
Il casello del latte – Fino alla metà del secolo scorso l’alpe di Caviano veniva caricata con le mucche e con le capre. «A testimonianza di un passato glorioso c’è ancora il casello in cui veniva custodito il latte, recentemente ristrutturato», indica Foti.
Si vedono il duomo di Milano e il Monte Rosa – La vista dal rifugio di Caviano è mozzafiato. Non solo sul Mendrisiotto. Vuignier fa notare: «Da qui quando fa bel tempo si scorge il duomo di Milano. Non solo. Se ci voltiamo da un’altra parte intravediamo la sagoma del Monte Rosa. Così come altre vette del Vallese».
Buona cucina – Un luogo non raggiungibile in auto. A meno che non si abbia una jeep ben attrezzata. E in cui ci si trova immersi nella natura. «Qui la gente cerca la quiete – commenta lo chef Maurizio Nicolini –. E poi la buona cucina. Abbiamo diversi piatti tradizionali sulla carta. Su tutti spicca la polenta col brasato».