L'innovativo trasporto di valle rischia di sparire. Il sindaco: «Urge un finanziamento». Il coordinatore: «Cerchiamo aziende sensibili».
VERZASCA - La sabbia nella clessidra scende inesorabilmente. E le settimane per salvare il Verzasca Mobile sono sempre meno. L'innovativo mini bus su chiamata, dopo un triennio di test andato ben oltre le aspettative, rischia di chiudere baracca. Soprattutto dopo che il Governo ticinese, con una lettera firmata, ha fatto sapere ai promotori di non volere sostenere l'iniziativa.
«Aiuto negato» – Alessandro Speziali, coordinatore del Masterplan della Valle Verzasca, è piuttosto allibito. «L’Associazione dei Comuni aveva chiesto al Cantone se si potesse trovare una fonte di finanziamento temporanea per il prossimo biennio e, nel contempo, sviluppare questo servizio nelle regioni ticinesi con le stesse caratteristiche della Verzasca. L'interesse è alto e confermato da ben 13 Comuni periferici ticinesi e 3 Enti regionali di sviluppo. Questo avrebbe permesso di raggiungere la necessaria solidità finanziaria. Questo aiuto ci è stato negato. Con la motivazione che il Consiglio di Stato non vuole nuovi compiti e che si sarebbe dovuto creare uno strumento apposito per un sostegno di questo tipo».
Ottimi numeri – Insomma, di fronte al Governo ticinese a nulla sembrano servire i feedback positivi della popolazione e le cifre aggiornate a marzo 2024: in tre anni il Verzasca Mobile ha percorso oltre 83'000 chilometri con passeggeri a bordo. Le corse sono state più di 7'000, circa 9'000 i passeggeri trasportati.
"Da porta a porta" – Per mantenere il servizio vivo anche dopo dicembre 2024 serviranno circa 230'000 franchi all'anno. Una cifra che finora arrivava da Comuni, Cantone e Confederazione e che permetterebbe al Verzasca Mobile di continuare a fare i trasporti di vicinanza con prezzi comunque abbordabili per la popolazione.
«Sarebbe un duro colpo» – «Tutti in Verzasca crediamo in questo servizio – aggiunge Ivo Bordoli, sindaco di Verzasca –. Funziona sempre di più. Si è confermata una soluzione intergenerazionale per le zone più periferiche. Alzare bandiera bianca significherebbe attribuire un duro colpo a chi vive nella valle tutto l'anno, ai turisti e anche alle attività economiche che necessitavano di un mini bus di questo genere. Basti pensare all'albergo diffuso di Corippo che ha la prima fermata dei mezzi pubblici a 15 minuti a piedi».
L'appello – Il capitolo economico comunque è problematico. «L'Associazione dei Comuni e i Municipi della regione hanno manifestato solidarietà nel sostenere il progetto e vanno ringraziati. Alcuni però sosterranno concretamente il tutto solo se ci sarà anche il Cantone. È un vincolo che adesso ci mette in difficoltà. La speranza di tutti è che in queste settimane si possano trovare anche finanziatori privati che credono nelle valli e in una mobilità sostenibile. E magari che emerga una formula di finanziamento cantonale non dipendente dal Consiglio di Stato. Altrimenti il servizio si ferma a dicembre. C'è poco da girarci in giro».
Idea che funziona – Speziali non si scoraggia. «Ci crediamo ancora. Questo è un servizio rivolto al futuro. Non stiamo cercando di salvare qualcosa che non funziona più. Anzi. Nelle zone alpine questi servizi mirati si stanno moltiplicando e sono complementari al servizio di Autopostale. Se integrati con intelligenza e lungimiranza portano a risparmi per l'ente pubblico poiché su alcune tratte, in alcuni mesi e fasce orarie, evitano la circolazione di grossi automezzi praticamente vuoti. Stiamo tentando di dare continuità a un'idea geniale che può fare scuola nelle regioni periferiche. La nostra è una ricetta contro il declino demografico. Una ricetta che funziona e che va difesa».