C'è chi non manda in vacanza i figli da anni e chi deve chiedere agli amici di fare da babysitter gratuitamente
LOCARNO - Una società, quella ticinese, in continua mutazione dove cresce il numero di separazioni e divorzi e dove il tradizionale nucleo famigliare sembra perdere sempre di più le sue caratteristiche tipiche. Tanto che il dato dei nuclei familiari monoparentali, ovvero con un solo genitore, tende a crescere in maniera inarrestabile.
«Il Ticino è uno dei cantoni con la percentuale più alta - ci spiega Alessia Di Dio coordinatrice dell'Associazione ticinese famiglie monoparentali e ricostituite - E siamo anche in testa nelle poco invidiabili graduatorie della povertà e dell’indebitamento».
I dati - I numeri, secondo le statistiche più recenti, dicono che in Svizzera il 16,3% delle famiglie con figli di meno di 25 anni sono di tipo monoparentale, mentre il 5,8% delle famiglie sono ricostituite.
«Il Canton Ticino è uno dei cantoni con una maggiore presenza di famiglie monoparentali, ben il 20%, ossia una famiglia su 5 con figli di meno di 25 anni, cui vanno ad aggiungersi i nuclei ricostituiti (5%). Di fatto, dunque, l’ATFMR rappresenta e difende gli interessi di 1 famiglia su 4 nel nostro Cantone. Ciò corrispondeva, a inizio 2021, a ben 11’715 famiglie (9040 monoparentali e 2675 ricostituite), in crescita», dice la coordinatrice.
Testimonianze - Come sempre sono poi le storie reali e di vita quotidiana a calare nel concreto questa realtà allarmante. A partire dalla situazione in cui si trova Jennifer (nome di fantasia), madre monoparentale di 2 figli. Nonostante un lavoro a tempo parziale (1200 franchi), non riesce ad arrivare a fine mese: il padre ha fatto perdere le tracce ormai da diverso tempo e non ha mai pagato gli alimenti stabiliti. «L’anticipo alimenti, che in Ticino dura solo 5 anni, è giunto al termine e Jennifer si ritrova costretta a chiedere l’assistenza. È preoccupata per le conseguenze sul suo permesso C», sottolinea Alessia Di Dio. Ogni spesa imprevista la mette in grandi difficoltà e vive con lo stress costante di non riuscire a saldare le fatture. «Quello che mi pesa di più», racconta Jennifer, «è non poter offrire ai miei figli una vita “normale”. Da diversi anni non vanno in vacanza».
Claudia invece è una madre monoparentale con un figlio che ha da poco compiuto 18 anni. Il ragazzo è ancora in formazione e vive con la madre. Quando il figlio è diventato maggiorenne, il padre ha smesso di versare gli alimenti, nonostante l’accordo di mantenimento stabilisse che fosse tenuto a pagarli fino alla fine della prima formazione del ragazzo. «Mi sono così ritrovata - racconta - da un giorno all’altro con 750 franchi in meno nel budget familiare, budget già molto ridotto da quando ho perso il lavoro come impiegata d’ufficio». È da più di un anno in disoccupazione, ma nonostante le centinaia di candidature inviate sta iniziando a perdere la speranza.
L'analisi - E se si torna ad analizzare i dati ticinesi relativi all’aumento del numero di famiglie monoparentali tra il 2010 e il 2020 «ci si accorge di come nel nostro Cantone la crescita del numero delle famiglie monoparentali sia persino maggiore di quella registrata su scala nazionale: siamo infatti passati dalle 7031 famiglie monoparentali con figli di meno di 25 anni nel 2010 alle 9040 famiglie del 2020, con un aumento del 28,6%», spiega Alessia Di Dio. A titolo di confronto, le economie domestiche formate da coppie (sposate o conviventi) con figli sono aumentate in Ticino solo del 2,4% in 10 anni.
E anche secondo gli scenari dell’evoluzione delle economie domestiche per i prossimi 30 anni, realizzati dall’UFS, «la tendenza all’aumento dei nuclei monoparentali sembra confermata», aggiunge.
Un'ultima storia - Karen è una madre single fin dalla gravidanza, con un bimbo di quasi un anno. Lavora nel settore alberghiero e dopo il congedo maternità è rientrata al lavoro a tempo parziale. Nonostante si fosse attivata durante la gravidanza per cercare un posto in un asilo nido per il bambino, non ha ancora trovato nulla. «Mi devo dunque arrangiare grazie all’aiuto di un’amica che mi tiene gratuitamente il bimbo un paio di mezze giornate e il resto del tempo devo pagare una babysitter». E così un’ampia fetta dello stipendio finisce nei costi per la babysitter, ma Karen non vuole rinunciare al suo posto di lavoro e stringe la cinghia sperando di trovare presto una soluzione meno costosa per la custodia del piccolo.
Infine preoccupa anche il fatto che una famiglia di questo tipo su 3 «si trova in uno stato di povertà assoluta e passa attraverso le maglie della rete di assistenza sociale. Spesso mancano aiuti adeguati», conclude Alessia Di Dio (famigliemonoparentali.ch).