Entrare nel mondo degli adolescenti a volte è davvero complicato. Carmela Fiorini, esperta in comunicazione, spiega come fare.
A Bellinzona un evento dedicato alla relazione genitoriale e alle numerose sfide che comporta.
BELLINZONA - I social network mettono sempre più a dura prova i genitori oggigiorno. Lo sa bene Carmela Fiorini, mamma, mental coach ed esperta in comunicazione secondo cui piattaforme come Instagram, SnapChat e TikTok sono diventate a tutti gli effetti «una terza agenzia educativa». Quel che è peggio è che hanno creato un «mondo parzialmente, se non totalmente, precluso ai genitori - spiega a tio/20 Minuti - causando una vera e propria spaccatura comunicativa. Capita spesso di non sapere nemmeno quali influencer siano seguiti dai propri figli, o il tipo di musica ascoltata», commenta.
Un evento per una relazione migliore
Di questo e di molto altro si parlerà il 7 novembre, ore 20, all’Auditorium BancaStato a Bellinzona. Carmela Fiorini, insieme alla psicologa FSP e psicoterapeuta Monique Diday terranno un incontro dal titolo “Parole e conflitti: strumenti per migliorare la relazione tra genitori e figli”.
Come possono fare, allora, i genitori?
«Devono riappropriarsi di quella realtà, tornando a comunicare con loro. Si deve evitare che i ragazzi crescano chiusi nella propria cameretta, privi di riferimenti genitoriali».
Quali sono gli strumenti necessari per evitare di perdere per strada il proprio figlio?
«Sicuramente le parole, il dialogo e la condivisione del tempo. Sono fondamentali per mantenere una relazione di fiducia e di comprensione reciproca affinché non si crei un gap troppo ampio. Un rischio molto elevato attualmente».
Ci sono parole giuste o sbagliate?
«Generalmente non ve ne sono né di positive né di negative, così come le emozioni che suscitano. A dipendenza di qual è l'obiettivo comunicativo del genitore è più opportuno usare una parola piuttosto che un'altra».
Un esempio concreto?
«La classica situazione in cui l’adolescente è preoccupato per una verifica a scuola. Solitamente il genitore tende a rispondere: “Ho visto che hai studiato non preoccuparti, andrà bene”. In realtà, non è la risposta corretta. Il ragazzo in quel momento sta manifestando una difficoltà che deve essere accolta e lo si può fare rispondendo: “Hai fatto bene a dirmelo, cosa posso fare per aiutarti? Ti ascolto mentre ripeti, ti va?”. Ci viene infatti richiesto di riconoscere la sua emozione».
Come agganciare un ragazzo che si chiude in sé stesso?
«Condividendo. Ad esempio si può chiedere al proprio figlio di ascoltare insieme la musica che più gli piace. E anche laddove il ragazzo tende a imbarazzarsi, non avere il timore di parlarne insieme. Come genitore è importante mantenere una certa curiosità nei confronti dei suoi interessi. Vale per la musica, così come per gli influencer di riferimento».
Far raccontare del proprio vissuto a un adolescente spesso è complicato. A quali strumenti ricorrere per evitare risposte a monosillabi e silenzi?
«Sicuramente ponendo domande efficaci che aprono al dialogo».
Per esempio?
«Sostituendo il “come è andata oggi?” con “cosa ti è piaciuto fare di più oggi?”. O ancora, quando si discute di qualcosa al posto di chiedere “Hai capito?” usare “Cosa hai capito di quello che ti ho detto?”. Di fronte a una bugia: “Come pensavi avrei reagito se mi avessi detto la verità”?».
I genitori spesso si confrontano anche con una mancanza di tempo e la stanchezza data dai ritmi lavorativi. Come fare in questi casi?
«Bisogna imparare a prendere del tempo da dedicare al loro ascolto, evitando in particolare di giungere a conclusioni affrettate. Se in quel momento non si può o si ha la testa altrove, lo si dice al ragazzo e si rimanda il momento di ascolto a una decina di minuti più tardi, per esempio».
Alzare la voce secondo lei serve a volte?
«Un tono deciso può rendere più efficace la comunicazione, in determinate circostanze. La differenza sull’efficacia, però, la fa l’autorevolezza del genitore».