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Canta ancora con la grinta di un giovanotto: il video

LUGANOCanta ancora con la grinta di un giovanotto: il video

08.11.24 - 06:30
Un po' in dialetto, un po' in inglese. Nino Zucca, il sosia ticinese di Elvis Presley, racconta i suoi primi 80 anni di vita.
Davide Giordano tio/20min
Canta ancora con la grinta di un giovanotto: il video
Un po' in dialetto, un po' in inglese. Nino Zucca, il sosia ticinese di Elvis Presley, racconta i suoi primi 80 anni di vita.

LUGANO - Settecentotrenta. Ripete più volte quella cifra, Nino Zucca. È il numero di giorni che il sosia svizzero di Elvis Presley ha dovuto trascorrere in ospedale dopo una brutale, quanto casuale, aggressione subita nel 1984 a Tenerife. «Sono passati quarant'anni – sospira Nino, seduto nella sua casa di Cimadera, in Valcolla –. Ma non dimentico. Quell'episodio mi ha cambiato l'esistenza, il fisico».

La grinta che arriva dalla musica – Quaranta, che poi è esattamente la metà di ottanta, il numero di anni che lo Swiss Elvis compirà domenica 10 novembre. «Tanti. Ma non abbastanza per farmi passare l'entusiasmo – dice Nino –. La grinta c'è ancora. Arriva dalla musica. È sempre stato così. Fin da quando ho visto per la prima volta Elvis dal vivo. Avevo dodici anni ed ero sulle spalle di mio padre, a un concerto in Florida dove abbiamo abitato fino a quando ho compiuto quattordici anni».

La data spartiacque – A casa di Nino Zucca, nato da padre americano e da madre ticinese, la passione per Elvis era una questione di famiglia. «Ma io volevo andare oltre. E così nel 1972 ho partecipato a un grande concorso: si cercava il miglior sosia di Elvis degli Stati Uniti. Riuscii a mettere alle mie spalle altri 150 candidati. Non ci potevo credere. Conservo ancora la bandiera che quel giorno mi firmò lo stesso Elvis».

Il volo – Quel trionfo spalancherà a Nino Zucca le porte del successo. «Dapprima, come premio, ebbi l'onore di vivere per sette giorni a casa dello stesso Elvis. E poi mi affiancarono a Norma Green, una manager coi fiocchi che mi spinse anche a fare il conservatorio».

Quelle folle immense – Il mondo per Nino diventa piccolo. Gira l'America. Poi il Canada. Poi l'Australia. Poi l'Europa. Si esibisce davanti a folle immense. E fa tenerezza pensare che sabato sera invece salirà su un piccolo palco di Monteggio, nel Malcantone. «A mezzanotte, quando inizierà il mio ottantesimo compleanno, starò cantando. È la cosa più bella per me».

Via dallo stress – Guarda dal balcone lo Swiss Elvis. Tesse le lodi della Valcolla. «Non è l'America. Ma qui si sta bene. Non c'è caos. Cercavo la quiete, negli Stati Uniti c'è troppo stress. E a me poi piace la neve. In fondo io sono ticinese. A Lugano ho anche gestito alcune macellerie. Questa è casa mia, è la mia terra».

Rimpianti? – Gli chiediamo se a 80 anni si può avere rimpianti. Lui sorride. «So che forse avrei potuto approfittare ancora di più del mio talento. Ma la vita non è stata tenera con me».

Basti pensare che nel 1986, mentre stava uscendo dall'ospedale gli arriva la notizia della morte di Norma Green, la manager che lo aveva portato in alto. Non solo. Nel 1988 ecco un altro fatto tremendo: il figlio Bruno, di neanche 20 anni, muore in un incidente.

«Mi sono sempre rialzato» – Tragedie che hanno spinto Nino all'angolo. Senza però mai farlo crollare. «Mi sono sempre rialzato. E devo dire che nonostante tutto non sono mai stato dimenticato. Certo, non ho più la popolarità degli anni '70, incrementatasi dopo la morte dello stesso Presley nel 1977. Però ho avuto tante gratificazioni. E le ho ancora. In fondo a me basta che parta la musica. Mi metto a ballare e la voce mi esce d'istinto. Lo farò finché ne avrò le forze».

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