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LUGANO«Questo obbrobrio è opera mia. I soldi? Li ho spesi tutti»

07.06.16 - 10:38
Parla il creatore del "mostro" di Breganzona. «Ora la banca e i creditori si accordino. Io sono a disposizione»
foto tio.ch
«Questo obbrobrio è opera mia. I soldi? Li ho spesi tutti»
Parla il creatore del "mostro" di Breganzona. «Ora la banca e i creditori si accordino. Io sono a disposizione»

LUGANO - Della sua nuova vita a Montecarlo, a pochi mesi dalla scarcerazione, non parla volentieri. Il papà del "mostro di Breganzona", l'architetto 38enne del Luganese finito nei guai un anno fa per un crac milionario (da cui partì l'inchiesta sulla banca Wir, ndr.) sostiene di avere «il diritto di provare a rimettermi in piedi» nonostante sia ancora indagato, e in attesa di processo. «Intanto mi dò da fare, cerco un lavoro, non c'è niente di male in questo» afferma. Per questo, chiede che di rimanere anonimo. Ma, al telefono con Tio.ch, accetta di parlare «dei problemi che si sono creati in Ticino».

Lei dunque ammette le sue colpe?

«Ho fatto delle malversazioni, è vero. E l'ho detto ai magistrati: ho utilizzato parte degli anticipi incassati dagli acquirenti del palazzo per coprire spese di altri cantieri, parte per mie spese personali. Per questo mi scuso, ho sbagliato e non lo nego». 

Le famiglie che le hanno affidato i propri risparmi aspettano ancora una casa.

«Di questo sono molto dispiaciuto. La colpa è mia, ma non solo: la banca che ha finanziato l'operazione avrebbe dovuto fare dei controlli... per questo, auspico che la stessa banca faccia un gesto di responsabilità».

Lei quale soluzione propone, per uscire dallo stallo? I cantieri (oltre a quello di Breganzona, una villa a Collina d'oro) sono fermi ormai da anni.

«È perché sono stati sequestrati dal Ministero pubblico, giustamente. I tempi della giustizia sono questi. Purtroppo, finché i cantieri non verranno dissequestrati, c'è poco da fare... Gli acquirenti degli appartamenti però potrebbero iniziare a parlare fra loro, a prendere contatti per definire una via d'uscita». 

I loro soldi, però, non li rivedranno. 

«Io non posso restituirli, li ho spesi tutti. Ma i creditori possono accordarsi per fare una proposta alla banca, che con un atto di responsabilità potrebbe ri-finanziare il cantiere. In fondo anche la banca ha le sue colpe».

E lei?

«Io mi metto a disposizione per essere presente in eventuali trattative. Non voglio fare lo snob che se ne scappa a Montecarlo, farò il possibile: il fatto è che, finché non c'è il processo, tutto è bloccato...»

Il processo, appunto. I creditori lo invocano in tempi stretti.  

 «Hanno ragione. Anche io auspico che le indagini siano chiuse e di poter conoscere il mio destino. Non è facile per nessuno, in questa situazione, dovete credermi»

 

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