Parla uno degli avventori del Woodstock, presente la stessa sera della recluta positiva al Covid.
L'appello del pub: «Noi ora ci mettiamo in quarantena, ma se non si fa qualcosa sarà così ogni settimana»
BELLINZONA - «Siamo entrati che erano circa le 22:30... siamo andati via che erano le 3/3:30. Ma fino ad ora nessuno ci ha chiamati». C'è un misto di preoccupazione e curiosità nella voce di C.*, tra gli avventori, questo sabato, del Woodstock Music Pub di Bellinzona. Qui, come reso noto nella serata di ieri dal DSS, ha fatto visita anche una recluta trovata positiva al Covid. Questo cosa vuol dire? Che si procederà ora con il contact tracing, per rintracciare tutti coloro che erano presenti nel locale e decidere per le eventuali quarantene.
Ma che aria tirava questo fine settimana nel pub bellinzonese? «C'era abbastanza gente - racconta l'avventore -. In molti hanno dovuto attendere, fuori in coda, che si svuotasse il locale prima di entrare. Degli amici ci hanno messo quasi un'ora». Questo vuol dire che, almeno per ciò che concerne il numero massimo di clienti, si è cercato di far rispettare le disposizioni. Dentro, però, la situazione non sembra che fosse propriamente sotto controllo. «All'interno del locale le distanze sociali non erano rispettate. Era pieno».
Più che per sé, il cliente, in ogni caso, sembra essere preoccupato per le persone vicine: «Ho tanti colleghi attorno, ogni giorno. Tra questi una mamma con un figlio malato. Vorrei sapere se devo rispettare la quarantena, oppure no. Al momento nessuno ha contattato me o qualcuno dei miei amici presenti quella sera». A tal proposito ricordiamo, per inciso, che la segnalazione dell'esercito è giunta all'Ufficio del medico cantonale solo mercoledì pomeriggio.
«Ora chiuderemo. Ma arriveranno altri casi» - «Abbiamo consegnato tutte le liste all'Ufficio del medico cantonale. Ma sono loro che si devono occupare di contattare chi era nel locale sabato», spiega il titolare del pub. Che non nega: «Un po' di folla c'era... Come in tutti i locali».
L'esercente è sicuro: «Nel giro di una settimana arriveranno altri casi». Il Woodstock, intanto, per tutelare la salute di dipendenti e avventori ha scelto autonomamente la chiusura: «Lo comunicheremo a breve. Ci mettiamo in quarantena e ci prendiamo il tempo per disinfettare il locale».
Il responsabile non nasconde un certo scetticismo: «Non è così che si risolve il problema. Se non si trova una soluzione sarà così ogni settimana. Fosse per me, sarei rimasto chiuso fino a settembre. Il lavoro ridotto è uno strumento che serve proprio a questo. Ma nel momento in cui ti dicono che puoi aprire, se non lo fai sei tu a perderci».
L'appello è quindi alle autorità federali: «Speriamo che la Confederazione rifletta sul da farsi. Ormai sono giorni che si discute di questo. O si apre, o si chiude, non esistono soluzioni a metà. E non può ricadere tutto sulle spalle del privato. La politica non può e non deve lavarsene le mani. Noi abbiamo fatto ciò che dovevamo. Altri locali sappiamo che non hanno nemmeno la lista degli avventori. Puntare il dito contro i locali notturni non ha senso. Spero che l'argomento sia oggetto di una seria discussione fra le parti. Che porti a capire come procedere».
*nome noto alla redazione