I famigliari del 44enne deceduto in febbraio in un'azienda del Luganese chiedono «verità e giustizia».
L'intera scena dell'incidente mortale sarebbe stata ripresa con un telefonino. Sul caso indaga il Ministero pubblico.
LUGANO - Sarebbe morto mentre mostrava ai responsabili della sicurezza dell'azienda in cui lavorava il malfunzionamento di un macchinario, una piegatrice. A sei mesi di distanza dai fatti, emergono nuovi particolari sul tragico decesso di V.G.P., l’operaio frontaliere di 44 anni rimasto vittima di un infortunio sul lavoro l’11 febbraio scorso in uno stabilimento del Luganese. I famigliari della vittima, tramite lo Studio3A - società specializzata nel risarcimento danni - puntano il dito contro l'azienda, in particolare i responsabili della sicurezza.
Il Procuratore Pubblico Paolo Fäh ha nel frattempo aperto un procedimento penale (per ora ancora contro ignoti) per il reato di omicidio colposo. Il magistrato ha pure disposto l’autopsia sulla salma del lavoratore per accertare le cause della morte e l’acquisizione della cartella clinica del suo breve ricovero al Civico di Lugano, dove l'uomo era stato trasportato in condizioni disperate. Ma soprattutto avrebbe sequestrato un video effettuato con il cellulare, che avrebbe interamente ripreso l'intera drammatica scena.
Nel video si vedrebbe la vittima azionare il macchinario. La pressa avrebbe schiacciato una barra d'alluminio, che si sarebbe però improvvisamente spezzata «colpendo il 44enne come un proiettile all’altezza dello sterno e dell’addome». La tragedia, insomma, sarebbe avvenuta a causa di problemi con il macchinario. La dinamica evidenzierebbe quindi per lo Studio3A «palesi responsabilità in capo all'azienda» nonostante la posizione non corretta dell’operaio, che avrebbe dovuto operare lateralmente rispetto al macchinario e non frontalmente. Cosa che però ha fatto sotto gli occhi dei responsabili della sicurezza della ditta, «i quali avrebbero potuto e dovuto correggerne la posizione».