La difesa sottolinea che l’uomo «non è un predatore» ed «era, per tutti i ragazzi sentiti, un grande amico».
Chiesti 3 anni e 3 mesi, poiché il rischio di recidiva sarebbe diventato «minimo». La sentenza è attesa per domani.
LUGANO - Ammessi gli atti sessuali, ma non la coazione. Questa la posizione della difesa, che chiede «una massiccia riduzione della pena, a 3 anni e 3 mesi». Nessuno tra i ragazzi si è costituito accusatore privato, ha sottolineato l’avvocato Roberto Rulli, e in effetti la denuncia è partita dall’ex fidanzato di una familiare dell’uomo. «I giovani in questione hanno sempre espresso giudizi positivi nei confronti dell’imputato».
Molto tempo fa - «Il mio cliente porta tuttora i rimorsi per quello che ha fatto, che pesano come macigni, ma è importante ricordare che gli atti più gravi di cui parliamo risalgono al 2001, ben 20 anni fa», così Rulli. I periti hanno inoltre stabilito, ha riferito la difesa, che il pericolo di recidiva, negli anni, è diventato minimo, oltre al fatto che l’uomo ha già espiato 2 anni e 7 mesi di carcere.
Volontà di redimersi - L’arringa difensiva si è poi basata sulla scarcerazione, il 10 maggio 2019, dell’imputato: «In questi due anni ha continuato spontaneamente la terapia psichiatrica, anche se nessuno lo obbligava, e si è dato da fare per trovare un mestiere, dimostrando volontà di reinserirsi nel mondo del lavoro e nella società».
La prescrizione - Riguardo alla temporalità degli episodi, Rulli ha evidenziato poi che buona parte degli atti avvenuti sono ormai da considerarsi in prescrizione, «tranne per quelli avvenuti tra gennaio e luglio 2001, siccome la legge, dato che la prima vittima aveva a quel tempo meno di 12 anni, non prevede alcuna prescrizione».
La coazione - Per quanto riguarda il reato di coazione sessuale, ha sottolineato la difesa, «non basta che ci sia una situazione favorevole e che l’imputato ne approfitti, la persona deve aver creato la situazione con lo scopo di arrivare all’atto sessuale». E così, in questo caso, non sarebbe, ha continuato l’avvocato: «Non parliamo di un predatore sessuale».
Emarginazione sociale - Secondo la difesa, dal suo arresto il 57enne avrebbe inoltre perso tutti i suoi amici e conoscenti. «È terra bruciata. Senza contare poi il linciaggio mediatico. Io credo che, con quello che ha fatto negli ultimi due anni, il mio cliente non abbia più nulla da dimostrare», ha concluso Rulli. La sentenza è attesa per domani alle 17.