BELLINZONA - L'ex ministro dell'interno del Gambia Ousman Sonko, accusato di crimini contro l'umanità, rimarrà incarcerato fino all'apertura del suo processo di primo grado che si celebrrerà in gennaio. La Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale (TPF) ha respinto un suo ricorso. In una decisione del 15 novembre pubblicata oggi, la Corte conferma che sussiste un rischio di fuga e una forte presunzione di colpevolezza, che emerge dall'atto d'accusa depositato dal Ministero pubblico della Confederazione (MPC) presso la Corte penale, la quale processerà Sonko dall'8 gennaio.
L'ex ministro è stato posto in detenzione dopo l'arresto, alla fine di gennaio 2017. Da allora, la sua detenzione preventiva è stata ripetutamente estesa e commutata in detenzione per motivi di sicurezza dopo l'incriminazione. I numerosi ricorsi del gambiano contro il suo mantenimento in carcere sono stati tutti respinti.
Proporzionalità rispettata
La Corte dei reclami ritiene che il principio di proporzionalità sia rispettato, nonostante la lunga durata della detenzione. Fa riferimento a una sentenza del Tribunale federale (TF), secondo cui la pena contro Sonko potrebbe raggiungere i dieci anni. Nel ricorso bocciato il 15 novembre, Ousman Sonko sottolinea che l'atto d'accusa depositato ad aprile presso la Corte penale era stato rinviato al MPC per essere completato. Ciò dimostrerebbe la «spudorata mancanza di imparzialità delle autorità penali nei suoi confronti».
Il ricorrente aggiunge che l'atto d'accusa completato è «arbitrario, parziale e scritto in malafede». La Corte non è entrata nel merito di queste critiche, poiché l'esame della legalità dell'atto d'accusa non rientra nell'ambito del procedimento di ricorso. I giudici di Bellinzona ritengono legittimo prolungare il periodo di detenzione fino alla sentenza di primo grado, ossia al massimo fino al 14 aprile 2024.