Il granconsigliere: «Non bisogna assolutamente tacere di fronte al dubbio di presunte ingiustizie».
CEVIO - «La posta di ieri ha recapitato al mio domicilio una lettera contenente un proiettile e minacce molto pesanti». A dirlo, attraverso una nota stampa, è lo stesso destinatario dell'intimidazione, il deputato de Il Centro Fiorenzo Dadò. «Un gesto - continua Dadò - al quale non siamo abituati alle nostre latitudini. Il tutto ovviamente è già nelle mani della procura ticinese».
«Bisogna cercare la verità senza paura» - Si tratta di «un atto intimidatorio molto grave, promosso da qualcuno che evidentemente non condivide la necessità di fare chiarezza su un fatto noto oramai a tutti». Il riferimento, stando alle parole del granconsigliere, è al "caso Gobbi" (Dadò è stato autore dell'interpellanza sull'incidente che ha riguardato il consigliere di Stato leghista). «Questa volta - continua la nota - viene toccata pesantemente la mia persona e la mia famiglia, la prossima volta, avanti di questo passo, potrebbe toccare a qualcuno d’altro. È proprio per combattere questo pericoloso modo di pensare e di agire che azioni come le mie, volte a determinare la verità e soprattutto a preservare la fiducia che ogni singolo cittadino di questo Cantone deve poter conservare nei confronti delle autorità e dei rappresentanti dello Stato, devono poter essere fatte senza alcuna paura».
«Comportamenti malavitosi» - Per Dadò «non bisogna assolutamente tacere di fronte al dubbio di presunte ingiustizie. È un principio che deve valere per tutti. Ogni cittadino libero e onesto di questo Cantone deve poter confidare nella certezza del diritto, confidando che le autorità siano dalla sua parte, che le istituzioni siano lì per garantire giustizia, in egual misura per tutti». Il rischio «che stiamo correndo è l’insinuarsi anche alle nostre latitudini di comportamenti omertosi e malavitosi che nulla hanno a che vedere con la nostra tradizione culturale ticinese e la fierezza svizzera. Infatti il radicamento e la forza di modi di agire come questi, che usano l’arma dell’intimidazione e della minaccia, si basano sull’omertà, sulla mancanza di fiducia nello Stato, sulla percezione della debolezza di esso».
«Avere il coraggio di parlare» - La fiducia della popolazione nei confronti delle istituzioni e dei suoi rappresentanti «è un bene collettivo prioritario e rappresenta senza alcun dubbio il principale fondamento del nostro Stato di diritto. Come tale, questo valore va promosso e preservato con convinzione, indipendentemente dagli interessi dei singoli o di una cerchia ristretta di persone. Per questo è necessario continuare a trovare il coraggio di parlare e di porre domande a testa alta di fronte al dubbio che la Legge potrebbe non essere uguale per tutti».
Altri episodi in passato - Non è la prima minaccia ricevuta dal deputato de Il Centro. Nel 2018, una lettera intimidatoria se la prendeva con la decisione di indire un referendum contro il credito approvato per i semafori sul Piano di Magadino. Nel 2019, lo stesso Dadò denunciava le oltre «150 lettere anonime ricevute» da una persona «evidentemente disturbata».