Il chirurgo avrebbe dichiarato il falso nella cartella clinica
LUGANO - Il grave errore medico, avvenuto alla clinica Sant'Anna un anno fa e diventato pubblico in questi giorni, solleva degli interrogativi di carattere generale sulla tutela della salute e dei diritti dei pazienti. Se ne prende carico il Partito Socialista con l'interrogazione di Gina La Mantia che, consapevole del fatto che laddove operano degli esseri umani gli errori, purtroppo, non potranno mai essere esclusi completamente, interroga il Consiglio di Stato sull'atteggiamento tenuto dalla clinica.
La Mantia chiede infatti come sia stato possibile che la clinica Sant'Anna abbia nascosto - davanti alla paziente e alle autorità - il grave errore per ben quattro mesi, nonostante l'obbligo di segnalazione fissato nella legge sanitaria (obbligo di segnalazione voluto, tra l'altro, proprio per permettere l'analisi dell'accaduto, migliorare le procedure ed evitare il ripetersi dello stesso errore)? Inoltre la parlamentare si interroga sugli strumenti che ha a disposizione il CdS per sorvegliare le attività delle cliniche private da una parte e di quelle pubbliche dall'altra.
"Come evitare in futuro che gli errori medici, - si chiede - anche quando sono meno gravi, vengano insabbiati". La sua attenzione va inoltre sulle peggiorate condizioni di lavoro del personale sanitario (ritmi frenetici in sala operatoria, lavoro fino a sei ore su diversi pazienti senza pausa, lavoro su chiamata degli anestesisti). La Mantia chiede al Consiglio di Stato se queste condizioni non aumentano il rischio di errori medici e se sì, come intende agire per contrastare questo sviluppo".
Aggiornamento inchiesta - Il ginecologo che asportò i seni della 67enne per errore alla Clinica Sant'Anna avrebbe dichiarato il falso sulla cartella clinica. Come riferisce oggi la Rsi, il chirurgo dichiarò il falso per iscritto, nel rapporto operatorio. Gli inquirenti, sequestrando la cartella clinica, hanno rilevato che il medico aveva scritto di avere eseguito la mastectomia totale bilaterale a causa della eccessiva estensione del tumore. Fatti che sono in seguito stati smentiti dallo stesso chirurgo.
Alla 67enne era stato inizialmente spiegato che la "mastectomia totale bilaterale", avvenuta l'8 luglio del 2014, era stata resa necessaria dal fatto che il tumore era più esteso del previsto. Dopo la segnalazione del caso alla Commissione di vigilanza sanitaria, circa un mese dopo, il medico fornisce alla donna una nuova versione dei fatti, ammettendo l'errore di identificazione del paziente.
Una versione che verrà poi confermata anche davanti a Paolo Bordoli, il procuratore pubblico titolare dell'inchiesta. La posizione del chirurgo dunque si aggrava, in quanto la falsità in documenti è un crimine. Il sospetto della procura è che il professionista abbia cercato di insabbiare l'errore.