Aveva deciso di non ricandidarsi: «Una scelta figlia del clima dentro il partito, non di un'incompatibilità professionale»
E aggiunge: «Forse si poteva votare e posticipare l'entrata in carica. Ma condivido il fatto che oggi manca la serenità necessaria e molti candidati stavano irritando i cittadini con la loro campagna»
LUGANO - L'annullamento delle elezioni scompagina i progetti di tutti i candidati, ma mette anche davanti a un bivio il vice-sindaco uscente di Lugano. Raggiungiamo al telefono Michele Bertini, pochi minuti dopo il fatidico annuncio di Bellinzona per chiedergli cosa farà ora. Lascerà la carica ad aprile, come aveva deciso di fare, oppure continuerà per un anno con la politica, dividendosi tra Palazzo Civico e il suo nuovo impegno professionale come agente generale della Mobiliare: «Mi prenderò il tempo per rifletterci» dice Bertini. Che però tiene anche a sottolineare come «la mia scelta professionale non sarebbe comunque stata incompatibile con la carica di municipale. L'ho sempre detto, incompatibilità non c'è. Semmai la mia decisione di non ricandidarmi era figlia del clima all'interno del partito e della sezione di Lugano».
Continuare o smettere, ma quest'ultima opzione implicherebbe l'entrata in carica di Fabio Schnellmann che pure era candidato, nonché funzionario della Città. E quindi anche quest'ultimo, a sua volta, si troverebbe davanti al dubbio se lasciare il lavoro attuale senza garanzia di rielezione tra un anno. Insomma, problemi che forse il Covid-19 relativizza, ma comunque scelte di vita importanti.
Al di là delle questioni luganesi, e commentando l'annullamento in sé il vice-sindaco dice: «La scelta di votare e poi posticipare l'entrata in carica mi pareva intelligente. Onestamente l'argomento del vuoto di conduzione in questo momento di crisi mi pareva debole, poiché qualsiasi Municipio può contare su validi funzionari. Condivido invece che oggi manca la serenità per votare. Ho avuto numerosi feedback da cittadini irritati da quei candidati che hanno continuato a far campagna come se non stesse succedendo niente».
Angelo Jelmini: «Un anno in più non è un problema. Potrò seguire i dossier aperti»
Può già essere sciolto, invece, l'altro nodo concernente il secondo municipale di Lugano che aveva deciso di non ripresentarsi. Angelo Jelmini, fresco 65enne, scioglie già ora le riserve: «La valutazione di non ricandidarmi era riferita al fatto di restare in carica per un intero quadriennio. Perché d'altra parte mi sarebbe piaciuto avere a disposizione ancora un paio di anni per seguire i dossier aperti, da quello sul Lungolago al Piano direttore cantonale. Un anno in più non è dunque un problema per me». Quanto alla scelta del Consiglio di Stato, «in Municipio avevo sostenuto l'opzione di svolgere le elezioni, ma chiedendo agli Esecutivi attuali di restare in carica sino al termine dell'emergenza. Pur con la consapevolezza che l'appuntamento elettorale sarebbe stato in parte falsate dalla situazione odierna». Angelo Jelmini dunque resta municipale dopo aprile: «Anche se avevo già liberato molto l'agenda». E conclude con una battuta: «Già ora posso però confermare che per il successivo triennio non mi ricandiderò».