È quanto chiede una mozione urgente del Partito socialista, insieme all’aumento del forfait per chi è datore di lavoro
BELLINZONA - Tassisti, fisioterapisti, artigiani, imprenditori di prodotti locali, fotografi, disegnatori, grafici, designer, architetti, avvocati, ingegneri. Sono molti i professionisti a statuto indipendente che subiscono delle importanti perdite sulla loro cifra d’affari a causa della crisi coronavirus. Si tratta di persone che «sono state dimenticate e di fatto escluse dalle misure attuate dal Consiglio federale». È questa la premesse del Partito socialista, che include anche i titolari di piccole/medie aziende (perlopiù delle Sagl) la cui posizione è assimilabile a quella di un datore di lavoro.
PS che ha indirizzato oggi all’attenzione del Consiglio di Stato una mozione urgente per consentire a queste categorie professionali di far fronte all’emergenza economica causata dal virus.
«In assenza di un’azione immediata e urgente dello Stato volto a compensare l’inaccettabile, persistente lacuna a livello federale, il destino degli indipendenti e degli impiegati di Sagl la cui condizione è assimilabile a quella di datori di lavoro è già segnato: il fallimento». Per questo i mozionanti - primo firmatario Nicola Corti - chiedono che il Governo ticinese «agisca, con urgenza, senza tentennamenti».
Al Consiglio di Stato il gruppo PS in Gran Consiglio chiede in particolare due misure: l’introduzione di un’indennità mensile massima di 4’410 franchi (80% dell’utile netto) per gli indipendenti che non hanno dovuto cessare la loro attività, ma il cui reddito è fortemente diminuito a causa della pandemia, e l’aumento della somma forfettaria di 3’320 franchi concessa dal Consiglio federale ai collaboratori che occupano una posizione assimilabile a quella di un datore di lavoro nella loro azienda, fino a un importo massimo di 5’880 franchi (fino all’80% dell’ultimo salario dichiarato AVS, al massimo 196 franchi al giorno).
L’attività indipendente nel nostro cantone coinvolge 28’661 occupati residenti (nel 2018), i quali rappresentano il 17,4% dei lavoratori ticinesi residenti. «Si tratta di attività economiche radicate nel territorio, che non possono e che non devono venir discriminate», conclude il PS, secondo cui le misure introdotte dalla mozione urgente dovrebbe essere rese accessibili «per mezzo di una richiesta semplificata».