Anche dal Nazionale arriva un sì all'iniziativa cantonale ticinese.
Le imprese devono essere obbligate a informare i loro dipendenti in merito agli abusi riscontrati durante le verifiche
BERNA - I dipendenti di un'azienda che pratica dumping salariale vanno informati. È quanto ritiene una debole maggioranza della Commissione dell'economia e dei tributi del Consiglio nazionale (CET-N) che ha deciso, con 14 voti contro 11, di sostenere un'iniziativa cantonale ticinese presentata da Giorgio Fonio e Fiorenzo Dadò e in seguito approvata dal Gran Consiglio. La commissione omologa degli Stati (CET-S), che aveva votato a favore in modo più netto, può ora elaborare un disegno di legge.
Se il progetto andrà in porto, le imprese saranno obbligate a informare i loro dipendenti in merito agli abusi riscontrati durante le verifiche nei settori sottoposti ai contratti normali di lavoro che prevedono minimi salariali. Chi non si piegherà a tale obbligo dovrebbe poter essere punito.
Secondo la CET-N, in considerazione della forte pressione che perdura sul mercato ticinese del lavoro, la misura è giustificata. È importante sostenere il Cantone del Ticino e il suo governo nei suoi sforzi in questo settore, indica una nota diramata oggi pomeriggio dalla segreteria delle commissioni dell'economia e dei tributi. La CET-S ha ora due anni di tempo per elaborare un corrispondente progetto di atto normativo.
Concretamente, l'iniziativa chiede di modificare la Legge sui lavoratori distaccati (LDist). Nel giustificare le proprie richieste, il Canton Ticino ricorda come la legislazione attuale impone all'Ufficio dell'ispettorato del lavoro di non informare i dipendenti sui risultati dei controlli. In alcuni casi ciò comporta che, una volta pagata la multa, i datori di lavoro continuino a perpetrare dumping non riconoscendo retroattivamente il giusto salario ai propri collaboratori.