Appesi i primi camici bianchi contro l'attendismo di Berna e del Consiglio di Stato.
L'MpS: «Da mesi governo cantonale e federale sono sordi agli appelli del mondo sanitario»
LUGANO - Una protesta silenziosa, ma carica di significato. Come preannunciato ieri, i medici ticinesi hanno deciso di far sentire la propria voce alla vigilia delle decisioni attesa da Berna per mercoledì. Per questo, nella giornata odierna, da balconi e finestre saranno fatti penzolare i loro camici bianchi.
L'azione simbolica dovrebbe scattare alle 14, ma c'è chi si sta già portando avanti. Un «ultimo messaggio di sensibilizzazione» sottolineava il presidente dell'Ordine dei medici Franco Denti «nella speranza che si adottino finalmente i provvedimenti che si impongono per contrastare la pandemia». Un'azione - si legge nel comunicato - che «vuole essere un segno di vicinanza e solidarietà verso le famiglie ticinesi che hanno perso un loro caro», ma anche l'ennesimo appello rivolto a Governo cantonale e federale.
L’Ordine dei medici, che ha promosso l’azione, ritiene necessario «adottare i provvedimenti che si impongono». Una critica chiara, dunque, all’atteggiamento attendista che da mesi il mondo scientifico, compresa la Task Force anti covid, continua a denunciare. A maggior ragione ora che il Consiglio di Stato ha ribadito la propria volontà di non volersi discostare dalle decisioni federali, nonostante la situazione cantonale sia sicuramente una delle più problematiche in Svizzera.
Una protesta alla quale non tutto il mondo politico sembra restare sordo. «Piena solidarietà», ad esempio, arriva dal Movimento per il socialismo (MPS) che esprime a sua volta il «proprio dissenso nei confronti della politica del governo cantonale e federale, rimasti in questi mesi sordi agli appelli del mondo sanitario».
Anche l’MPS, dunque, ribadisce la necessita di adottare misure più efficaci di contrasto alla pandemia.