Una mozione del leghista propone la riduzione dei membri da 60 a 30, nonché l'istituzione di tre circoli elettorali.
LUGANO - “30 bastano!”. È il titolo della mozione con cui il consigliere comunale Andrea Censi chiede un dimezzamento degli attuali 60 membri del Consiglio comunale cittadino. Il Covid e il distanziamento sociale non c’entrano. La richiesta dichiara infatti l’obiettivo di migliorare l’efficienza del parlamentino.
Il mercato del pesce - Proprio il «sovraffollamento» di consiglieri sarebbe, secondo Censi, una concausa dei lavori in consiglio comunale e nelle commissioni «spesso poco produttivi e facili a sprechi di tempo dovuti a giochi partitici, con conseguente mercato del pesce alla ricerca di consiglieri per cambiare gli assetti politici». A sostegno di una cura dimagrante, la mozione cita Milano che, con i suoi 1,4 milioni di cittadini, ha 48 consiglieri comunali. Il problema, continua Censi, non è finanziario, «il costo per il cittadino di ogni singolo consigliere comunale è di circa 7 centesimi all’anno». Il problema, sottolinea, «è gestionale, è l’affrontare i dossier, è l’eccessiva “milizia” con conseguente impreparazione dei membri del parlamentino. Un vecchio detto diceva “meglio pochi ma buoni”, io aggiungerei anche “preparati”».
Quartieri oggi sotto rappresentati - Gli attuali 60 consiglieri, continua la mozione, non assicurano peraltro una rappresentatività dei quartieri. Viene fatto l’esempio di Molino Nuovo che ha 3 rappresentanti per 11mila abitanti contro i 4 di Carona (che però conta 900 abitanti). «Con questa mozione, oltre a ridurre il numero di consiglieri comunali si vuole anche porre rimedio a questa mancanza». Censi chiede infatti un’ulteriore modifica della Legge organica comunale per istituire tre circoli elettorali: Lugano Ovest, Lugano Est e Lugano Nord.
Forse più competenti, di sicuro più indipendenti - Una riduzione del numero dei consiglieri comunali, sottolinea il leghista, «non è l’arrivo, ma la partenza per poter riniziare a lavorare con persone dedite al benessere generale, forse più selezionate e competenti, ma sicuramente più indipendenti, evitando giochi di numeri che coinvolgono oggi purtroppo sedie di presenza ma politicamente a livello decisionale completamente assenti».