Il Partito socialista vuole cambiare la costituzione federale, per sconfiggere il dumping
BELLINZONA - Lo scarto salariale tra il Ticino e il resto della Svizzera si allarga sempre più. Nel 2018 lo stipendio mediano nel nostro cantone era di 5 363 franchi, contro una media svizzera di 6 538. Dieci anni prima, la forbice era rispettivamente di 5377 e 6219 franchi.
I dati dell'Ufficio federale di statistica preoccupano il Partito socialista, che oggi presenta una proposta di iniziativa cantonale contro il dumping salariale. «La pressione salariale in Ticino avviene non solamente sui salari bassi, ma anche sui salari dei lavoratori qualificati, dei responsabili dell’esecuzione di un lavoro, dei quadri inferiori, nonché dei quadri medi e superiori» scrive il deputato Raoul Ghisletta nel testo, a nome del gruppo socialista in Gran Consiglio.
Per ora, si legge nell'iniziativa, il problema sembra colpire solamente il Ticino «che è inserito geograficamente nel Nord Italia, ma non è detto che un domani anche altri Cantoni svizzeri potranno essere toccati».
Il Ps propone una modifica costituzionale, che «dà primariamente ai Cantoni e sussidiariamente alla Confederazione la facoltà d’intervenire per tutelare le condizioni di lavoro dei residenti contro il dumping» attraverso l'introduzione di livelli minimi salariali, e meccanismi di adeguamento automatico degli stipendi.