Le prime reazioni: Viola Amherd si congratula, Carlo Sommaruga si dice preoccupato, Swissmem teme un maggior protezionismo
BERNA - Dopo la vittoria alla Casa Bianca del neoeletto presidente Donald Trump, le reazioni iniziano a fioccare anche in Svizzera.
La presidente del Consiglio federale Viola Amherd su X si congratula. «La Svizzera è un partner di lunga data e di fiducia degli Stati Uniti. Le nostre relazioni economiche e scientifiche sono eccellenti. Non vediamo l'ora di continuare a lavorare insieme sulla base dei nostri valori e interessi condivisi».
Congratulations to @realDonaldTrump & @JDVance. Switzerland is a long-Standing and trusted partner of the United States. Our economic and scientific relations are excellent. We look forward to continuing to work together on the basis of our shared values and interests.
— Viola Amherd (@Violapamherd) November 6, 2024
Carlo Sommaruga si dice preoccupato - Meno entusiasta è il consigliere agli Stati Carlo Sommaruga (PS/GE), vicepresidente della Commissione della politica estera della Camera dei Cantoni, si dice "preoccupato" per la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi.
La Svizzera potrebbe subire i contraccolpi delle guerre economiche che verosimilmente condurrà il repubblicano, verso la Cina o anche verso l'India. Di fronte a queste tensioni la Confederazione «dovrà porsi la domanda se non sia ineluttabile un avvicinamento all'Unione europea per trovare un ancoraggio», dice Sommaruga a Keystone-ATS.
Sul piano internazionale non si attende un gelo del conflitto in Medio Oriente, ma piuttosto a un sostegno alla strategia della «grande Israele». Al contrario, il futuro presidente degli Stati Uniti cercherà verosimilmente di disimpegnarsi in Ucraina. L'attenzione egli Usa si sposterà certamente verso l'Asia, con al centro le tensioni con la Cina.
Per il presidente del PLR Thierry Burkart l'elezione di Trump «significa incertezza per la Svizzera». Stando al politico argoviese, che ha parlato ai microfoni del programma della SRF "Rendez-vous", il nuovo presidente degli Stati Uniti non ha un programma elettorale chiaro e la sua elezione significa anche imprevedibilità in termini di politica estera.
Dal canto suo il capogruppo dell'UDC in Consiglio nazionale Thomas Aeschi ha dichiarato alla radio che c'è grande preoccupazione per la crescente divisione del mondo in blocchi, ossia USA, Cina ed Europa. «Questo rende più difficile per la Svizzera, che è fortemente orientata all'esportazione, servire i suoi mercati di vendita».
Aeschi ritiene tuttavia che la politica di neutralità elvetica potrebbe conoscere una «rinascita in questo mondo sempre più polarizzato», similmente a quanto accaduto durante la Guerra fredda. «Vedo sicuramente un potenziale per la Svizzera in qualità di mediatrice».
La consigliera nazionale Elisabeth Schneider-Schneiter (Centro/BL) ha dichiarato alla radio che l'Europa farebbe bene a rafforzarsi per non rimanere schiacciata tra i blocchi. In quanto piccola economia, la Svizzera ha tutto l'interesse a perseguire una politica insieme a un'Europa forte.
Il copresidente del PS Cédric Wermuth ha affermato da parte sua che il ruolo della Svizzera dopo l'insediamento di Trump sarà quello di insistere, insieme ad altri Paesi, sull'importanza degli accordi internazionali e del sostegno all'Ucraina.
Lo stesso partito che Wermuth presiede ha scritto su X che l'elezione di Donald Trump mette a rischio la democrazia e i diritti fondamentali. «In tutto il mondo, l'estrema destra incita all'odio contro i migranti, attacca i diritti delle donne e nega la crisi climatica», ha dichiarato il PS.
La presidente della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-N) Priska Seiler-Graf (PS/ZH), ha espresso la sua preoccupazione per le conseguenze geopolitiche dell'elezione di Trump e si è detta «profondamente preoccupata» in un post sul social X.
Anche la sua collega nella Camera del popolo Corina Gredig (PVL/ZH) ha scritto sulla stessa piattaforma che gli Stati Uniti stanno seguendo una rotta pericolosa e che la Svizzera dovrebbe rafforzare le sue relazioni con l'Europa. La Confederazione non può più permettersi un atteggiamento isolazionista, ha dichiarato dal canto suo la "senatrice" Marianne Binder (Centro/AG).
Swissmem: un maggior protezionismo con Trump - Non mancano le reazioni da parte del settore industriale elvetico. L'associazione industriale Swissmem si aspetta un maggiore protezionismo da parte dell'amministrazione statunitense sotto la guida del presidente Donald Trump. «Cambierà la geopolitica e l'ordine economico globale», dice su X.
Per l'industria tecnologica svizzera, gli Stati Uniti sono il secondo mercato di esportazione più importante, con una quota del 14%. Per le piccole e medie imprese (PMI) in particolare, che rappresentano il 90% dei membri di Swissmem, l'accesso al mercato statunitense con il minor numero possibile di ostacoli è fondamentale, ha scritto l'associazione.
Secondo Swissmem, la Svizzera ha giocato bene le sue carte durante il primo mandato di Donald Trump. E anche durante il suo secondo mandato, l'economia svizzera dovrebbe essere in grado di cogliere le opportunità e sfruttare i suoi punti di forza.
Una politica estera e commerciale attiva è ora ancora più importante. Swissmem chiede quindi la ripresa dei colloqui esplorativi per un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. La Svizzera stessa deve investire di più negli armamenti per non creare un «vuoto di politica di sicurezza» in Europa.