Roberto Ciufoli porta al Palazzo dei Congressi di Lugano la versione musical di "A Christmas Carol - Il Canto di Natale"
LUGANO - Charles Dickens ha pubblicato il suo "Canto di Natale" pochi giorni prima di Natale del 1843, ma il suo messaggio rimane attualissimo. Superare indenni la prova del tempo è una circostanza comune ai grandi capolavori ed è così che sabato 4 gennaio 2025 "A Christmas Carol - Il Canto di Natale" giungerà al Palazzo dei Congressi di Lugano con tutta la vitalità e freschezza della versione musical. La produzione è della Compagnia dell'Alba, la regia e le coreografie sono di Fabrizio Angelini mentre le musiche (quelle originali della versione di Broadway) sono di Alan Menken.
Ne abbiamo parlato con Roberto Ciufoli. L'attore italiano, popolare soprattutto per i suoi lavori in televisione e teatro, si è calato nei panni iconici di Ebenezer Scrooge.
Propone questo personaggio da anni, dal 2018: pensava che l'avrebbe accompagnato per così tanto tempo?
«Spero che vada avanti per tanti anni ancora! È uno spettacolo che non invecchia: è una vicenda natalizia ed è al contempo una storia di umanità, sentimenti, accoglienza. C'è una condivisione finalmente compresa. E poi c'è il personaggio che interpreto, che mi piace tanto».
Cosa racconta, questo personaggio, dell'essere umano del 2024? Siamo diventati, in un modo o nell'altro, tutti degli Scrooge?
«Scrooge si rifugia nel denaro perché lo percepisce come il suo unico amico. È l'unica soddisfazione che può avere. Noi invece non alziamo gli occhi dagli schermi di smartphone e tablet, non accorgendoci di chi abbiamo intorno e non sappiamo condividere le emozioni e le gioie della vita. Questa è la base della storia e ciò che la rende sempre attuale».
È cambiato, dalla prima recita a oggi, il modo in cui interpreta Scrooge?
«È un approccio più consapevole, più sentito. Ho avuto modo di conoscerlo proprio bene, questo Mr. Scrooge, di apprezzarne dei lati e di rappresentarli. Quindi direi che l'interpretazione si è arricchita».
È un testo che già amava, prima ancora d'incontrarlo nel suo percorso artistico?
«Lo conoscevo come un testo importante, di grande bellezza. Ma non avrei mai immaginato di portarlo in scena e questo mi ha fatto un grande piacere. È proprio un bel personaggio. I "cattivi" sono più divertenti da interpretare per via delle varie sfaccettature: hanno un passato che li ha resi così ma anche una possibilità di redenzione, come avviene con Scrooge».
Quali sono i punti di forza di questa versione musical?
«Senz'altro la musica di Alan Menken, un signore che ha vinto qualche Oscar con "La sirenetta", "La bella e la bestia" e "Aladdin". Poi le scene, i costumi, ma anche la durata: lo spettacolo è di un'ora e mezza senza interruzioni, quindi non lascia la possibilità di annoiarsi né di pensare ad altro. Poi i miei colleghi sono tutti giovani e bravi. Nonostante me, non riusciamo a rovinare questo capolavoro (ride, ndr)».
L'abbiamo vista in televisione nelle scorse settimane, a "Tale e Quale Show". Che esperienza è stata?
«Molto interessante, divertente e impegnativa. Molto, dato che non bisogna solo interpretare i personaggi, ma anche saper cantare come loro. È stata un'atmosfera piacevolissima, Carlo Conti è un professionista e non sono certo io a doverlo sottolineare».
Nel corso della trasmissione Rai ha duettato con il vecchio compagno d'avventura Pino Insegno, proponendo una versione dei Ricchi e Poveri che ha spopolato sui social. Ho letto di un possibile ritorno della Premiata Ditta: quanto c'è di vero?
«Lì abbiamo proprio sbancato. Con Pino ci siamo ritrovati, anche se è più corretto dire che non ci siamo mai lasciati. Tornare insieme? Sì, ci stiamo pensando. È come per le cose belle: speriamo che avvengano. Se son rose, fioriranno».