di Monica Piffaretti
Il mio pensiero è qui confezionato in forma digitale: con un clic lo ottenete, con un altro lo cancellate. Ciò a cui voglio però rendere omaggio è la carta: quella su cui vengono stampati fisicamente pensieri, fantasie, profondità umane, abissi, paradisi e che ti permette di viaggiare nel tempo. Nel passato (prossimo e remoto), nel futuro e di scavare il presente. È la carta dei libri (che gira ad un'altra velocità e fra l’altro non mangia kilowatt). Lo faccio perché oggi è la giornata mondiale a loro dedicata: ogni buona causa ne ha una.
Mi piace quindi constatare che chi già recitava il loro requiem si è sbagliato. Il libro sta abbastanza bene e continua a vivere, a respirare e a trasmettere emozioni, ragioni, magie, sofferenze, speranze. Bello averne sempre uno sul comodino. Ma trovare quello giusto non è operazione facile. Ogni anno l’industria del libro sforna un'infinità di titoli e nel mare magnum editoriale non c’è soltanto roba buona. A volte scegliamo attratti da un nome o da una copertina e poi siamo delusi. Le pagine restano lì dove sono e non avviano alcun dialogo fra chi le ha scritte e chi le legge. Quando però mettiamo le mani (la mente e il cuore) su qualcosa che è in sintonia col nostro Essere ecco che proviamo qualcosa di indescrivibile.
Non a caso qualcuno ha perfino pensato di aprire una sorta di ‘farmacia dei libri’ che curano l’anima. Io non arrivo a tanto, ma di certo un libro-amico è un buon viatico. I consigli (mirati) di lettura sono quindi estremamente preziosi: li offre il libraio/la libraia dell’angolo che ti conosce, oppure un compagno di avventure e di letture, o un/a bibliotecario/a. Un plauso pure a quei genitori e insegnanti che si danno da fare per far scoprire ai ragazzi la bellezza della lettura mentre smanettano a destra e a manca. Perché, se la scopri da bambino, poi non la lasci più. In un mondo tanto frenetico, che consuma tutto voracemente, potersi concedere ogni tanto di staccare la spina, mettere i polpastrelli su candida cellulosa e tuffarsi in un profondo altrove è un gran lusso. Quante vite si possono vivere, quante esperienze si possono fare!
L’immaginazione galoppa. Sul mio di comodino in questo momento c’è un libro ingiallito dal tempo. L’ho preso in una Bibliocabina in alta val di Blenio. È ‘La ragazza di Bube’, di Carlo Cassola. Narra gli anni dopo la guerra tessendo una storia d’amore fra due personaggi figli del loro tempo che credono, sbagliano, cadono e si rialzano. Un libro vecchio sempre nuovo.
Il mio grazie a chi lo ha lasciato lassù e la mia promessa: lo libererò di nuovo perché faccia altri incontri.