Lo sceneggiatore italiano ha presentato il suo ultimo libro fra ricordi e riflessioni
GRANCIA - Si è svolto presso la sede Bentley Lugano, in Via Cantonale 1 Grancia, la presentazione del libro “Diario Diurno” di Enrico Vanzina. Il libro non vuole essere un’autobiografia, perché narra della storia del paese italiano attraverso la vita quotidiana dello sceneggiatore, parla quindi degli italiani, di una società che in un determinato arco di tempo ha attraversato una grande varietà di accadimenti.
Il titolo di questo libro si ispira all’opera di Ennio Flaiano “Diario notturno”. Dice lo stesso Vanzina: «Ennio Flaiano l’ho conosciuto bene perciò mi sono permesso di ispirarmi a un suo libro che reputo un capolavoro assoluto. Dovendo affrontare un diario, cosa non prevista nella mia vita, ho pensato subito a lui perché è il mio grande idolo».
È sempre l’autore a spiegare che questo suo libro nasce da quella cosa che di solito scatta quando le persone hanno 15 o 16 anni: aprire un quaderno, scriverci sopra “diario” e appuntare delle sensazioni e i sentimenti dell’anima. Proprio al suo idolo, un diciassettenne Vanzina aveva chiesto «Ennio, a che cosa serve scrivere?» e Flaiano gli diede una risposta illuminate: “Scrivere serve a sconfiggere la morte”. E così, spiega lo scrittore, man mano che proseguiva nella scrittura del diario, si è accorto che di fronte a lui aveva tutte le cose della sua vita e che il racconto quotidiano è la cosa più bella che ci sia.
Durante la presentazione lo sceneggiatore ha raccontato episodi personali, in alcuni casi dolorosi, legati ai tanti personaggi che ha frequentato, tra cui gli attori Gigi Proietti, Totò e il fratello Carlo, noto regista. In conclusione, l’autore si augura di sconfiggere la morte, anche attraverso il pensiero di «qualcuno che entrando in una libreria, curiosando tra i libri, sfiorandoli, toccandoli, sfogliandoli, per qualche motivo si fermerà proprio su Diario Diurno».
Ecco come viene presentato il testo: «Diario Diurno è un vero e proprio diario di un uomo di 62 anni che non ne aveva mai tenuto uno e che racconta undici anni, racchiusi da due grandi crisi sociali, quella economica del 2011 e quella che stiamo ancora vivendo ed è legata alla pandemia. E in mezzo: la vita, le gioie, i dolori, gli attimi solo in apparenza insignificanti ma in realtà decisivi, la politica, i libri, il cinema, certo, il cinema, gli amici che si ritrovano o se ne vanno, gli incontri casuali, le strade prese o perse. Diario diurno, ora ironico, ora malinconico, ora spensierato, ora meditativo, e sempre lucido, è un meraviglioso racconto degli ultimi undici anni, una testimonianza fondamentale per capire, attraverso uno sguardo unico e originale, l’Italia di oggi, messa in scena con una leggerezza e una profondità implacabili da uno dei nostri più grandi intellettuali».
Enrico Vanzina, figlio del grande regista Steno, vive nel mondo del cinema sin dalla nascita. Nel 1976 ha iniziato a scrivere sceneggiature e a collaborare con i maggiori esponenti del nostro cinema. Nel corso degli ultimi quarant’anni ha firmato insieme al fratello Carlo alcuni dei più grandi successi al botteghino, e realizzato moltissime fiction televisive. Ha vinto il Nastro d’argento, la Grolla d’oro, il Premio De Sica e il Premio Flaiano. Ma il cinema e la tv non sono la sua unica occupazione. Ha collaborato con il Corriere della Sera, scrive ogni settimana su Il Messaggero e ha pubblicato diversi libri tra cui i recenti La sera a Roma (Mondadori, 2018) e, con HarperCollins, Mio fratello Carlo (2019), Una giornata di nebbia a Milano (2021), Diario diurno (2022),