Due militari sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio preterintenzionale. La sentenza arriva a 10 anni dal decesso
ROMA - «Stefano è stato ucciso, questo lo sapevamo e lo ripetiamo da 10 anni. Forse ora potrà risposare in pace». È con soddisfazione che Ilaria Cucchi ha accolto la condanna dei carabinieri che, nell'ottobre del 2009, hanno provocato la morte di suo fratello, malmenato durante un arresto.
La Corte d’assise di Roma ha inflitto 12 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale ad Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, riconosciuti responsabili del pestaggio e del conseguente decesso, una settimana dopo, del 31enne geometra romano fermato per droga.
Un altro militare, Francesco Tedesco, imputato diventato teste dell’accusa, è stato condannato a due anni e mezzo per falso. Tre anni e 8 mesi, infine, al comandante della Stazione Appia dove è avvenuta la violenza, il maresciallo Roberto Mandolini. Assolto dall’accusa di calunnia verso i colleghi il carabiniere Vincenzo Nicolardi.
Queste sentenze sono frutto del processo-bis, seguito a una riapertura dell’inchiesta.