Tripoli non si considera sicura: bloccate 280 persone intercettate in mare. Niente sbarchi nemmeno in Italia.
TRIPOLI - Dopo che, a inizio settimana, l'Italia ha fatto sapere che i suoi porti sono chiusi alle navi straniere che soccorrono i migranti in mare, ora queste imbarcazioni trovano una porta sbarrata anche dall'altra parte del Mediterraneo.
Come denunciato dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM), infatti, la Libia ha vietato lo sbarco di una nave della Guardia costiera libica con a bordo circa 280 persone intercettate in mare giovedì. A impedire la discesa a terra degli occupanti sarebbe «l'intensità dei bombardamenti» che interessano la città, alcuni dei quali hanno in precedenza colpito proprio il porto principale di Tripoli, fa notare l'organizzazione intergovernativa: «La Libia non è considerata un porto sicuro», hanno spiegato all'IOM i competenti ufficiali libici.
L'IOM è sul posto a una banchina del porto per fornire assistenza d'emergenza ai passeggeri dell'imbarcazione, tra i quali ci sono bambini e donne. «La situazione è tragica. Centinaia di persone esauste dopo un pericoloso viaggio di 72 ore passeranno la notte su una nave sovraffollata in una situazione tesa», denuncia citato in un comunicato il capo missione dell'IOM in Libia, Federico Soda. «Lo status quo non può continuare. C'è bisogno di un approccio olistico alla situazione nel Mediterraneo centrale», aggiunge, esortando gli Stati europei a non respingere le navi di migranti.
Mossi dalle buone condizioni meteorologiche e dal conflitto che si intensifica in Libia, questa settimana almeno 500 migranti hanno lasciato il Paese africano alla volta dell'Europa. Più di 200 sono arrivati a Lampedusa. La nave Alan Kurdi della ong tedesca Sea Eye, invece, è ancora alla ricerca di un porto di sbarco dopo che, lunedì, ha raccolto 150 migranti che si trovavano a bordo di due imbarcazioni in difficoltà in acque internazionali davanti alle coste libiche. L'italia ha vietato loro di sbarcare nel proprio territorio a causa dell'emergenza coronavirus con cui si vede confrontata.