La giovane attivista italiana è stata bersagliata sui social e non solo. L'antiterrorismo indaga
MILANO - Troppi insulti e, soprattutto, minacce rivolte a Silvia Romano. E così il responsabile dell'antiterrorismo milanese, Albero Nobili, ha aperto un'inchiesta (per il momento contro ignoti) per le minacce aggravate dirette alla cooperante italiana, liberata lo scorso fine settimana dopo 18 mesi di prigionia in Africa.
Il profilo Facebook della giovane volontaria è stato chiuso e nel quartiere milanese del Casoretto, dove la 25enne ha fatto ieri ritorno, si nota un frequente passaggio di auto delle forze dell'ordine.
Sulla porta di casa di Silvia Romano ci sono ancora i messaggi di bentornato. A pochi passi però, riferiscono i media italiani, sono stati trovati volantini con gravi minacce. Anche di morte. La giovane è stata però bersagliata da messaggi di odio anche in rete, legati alla sua scelta di convertirsi all'Islam.
A fare molto rumore è stato in particolare il post pubblicato su Facebook da Nico Basso - un consigliere comunale di Asolo, nel Trevigiano -, con una sola parola: «Impiccatela». Il messaggio è stato in seguito cancellato. Gli screenshot però sono indelebili e stanno circolando diffusamente nel Web.