La disinformazione sul coronavirus viaggia anche sulla piattaforma di video-sharing. L'analisi degli esperti
OTTAWA - Da semplice piattaforma dedicata all’intrattenimento, YouTube è diventato per molti una fonte primaria da consultare anche quando si è alla ricerca di informazioni. Soprattutto i più giovani tendono a privilegiare la possibilità di premere play sulla thumbnail più accattivante piuttosto che scorrere tra le proposte monocolore di una tradizionale ricerca in Google. Occhio però a dove posate il puntatore del mouse, specialmente in tempi di pandemia.
Nel pieno dell’emergenza, YouTube si rivela essere infatti la proverbiale moneta a due facce. Con miliardi di visite ogni giorno «racchiude un potenziale incredibile sia nel promuovere che nell’intralciare gli sforzi» della sanità pubblica. A scriverlo è un team canadese di ricercatori, che - ricordando quanto accaduto in passato durante le epidemie di Ebola e di febbre Zika - ha messo sotto il microscopio il contenuto dei video maggiormente visualizzati in lingua inglese a tema Covid-19 sulla piattaforma. I risultati sono stati pubblicati da BMJ Global Health.
Dopo aver escluso duplicati, filmati in altre lingue e tutto il materiale solo audio, live o che eccedeva la durata di un'ora, sul "vetrino" sono finiti 69 video per un totale di 257,8 milioni di visualizzazioni. Di questi, ben 19 (pari al 27,5%) contenevano informazioni false e prive di fondamento scientifico (raccogliendo oltre 62 milioni di visualizzazioni), mentre gli altri 50 si attenevano rigorosamente ai fatti.
Servono collaborazioni forti - Il materiale video prodotto da professionisti del settore e fonti governative è risultato essere quello più accurato nei contenuti, ma al contempo ha collezionato molte meno visualizzazioni rispetto alle informazioni divulgate da notiziari online e pagine dedicate all'intrattenimento.
Secondo gli autori dello studio, considerata la posizione dominante di YouTube nel panorama mediatico, le agenzie di pubblica sanità dovrebbero instaurare una collaborazione più ampia con i produttori di contenuti che dispongono di audience importanti. «Educare e coinvolgere il pubblico è di primaria importanza nella gestione di questa pandemia. In questi tempi, i social media si sono dimostrati uno strumento potente per controllare la diffusione di informazioni e modellare i comportamenti». E in tal senso, una piattaforma come YouTube dispone di un grande potenziale non ancora sfruttato.