È importante che i datori di lavoro rafforzino l'importanza del comportamento atteso dai dipendenti
SYDNEY - Le persone che lavorano da casa durante la pandemia sono più vulnerabili a bullismo e molestie sessuali. Lo indica una ricerca condotta in Australia da ricercatori legali, secondo cui le situazioni di telelavoro rendono più difficile per i datori di lavoro individuare le molestie sessuali.
Durante le comunicazioni online vi sono meno possibilità di un'osservazione incidentale di comportamenti inappropriati e d'intervento da parte di superiori o di persone presenti - scrive Adriana Orifici del dipartimento di diritto commerciale dell'Università Monash di Melbourne, sul sito dell'università. Questo significa che le molestie sessuali possono restare non rilevate più a lungo o possono intensificarsi prima di essere denunciate, perché lavorare da una postazione remota impedisce le comunicazioni informali fra dipendenti e dirigenti, aggiunge Orifici.
È importante che i datori di lavoro rafforzino l'importanza del comportamento atteso dai dipendenti, attraverso formazione professionale, canali di comunicazione e regole, per ridurre il rischio di comportamenti inappropriati. La ricerca mostra inoltre che le donne sono restie a presentare reclami a causa dell'alto costo di azioni legali.
«Le consulenze e le vertenze legali sono costose e non risultano in alcun guadagno. In realtà, una donna può vincere in tribunale e comunque finire in perdita, una volta saldata la parcella dell'avvocato», aggiunge la studiosa. «Il problema del lavoro a distanza è che le persone restano isolate dalle reti di supporto di colleghi e di confidenti in ufficio. E non c'è dubbio che i dipendenti sono a più alto rischio di molestie senza una rete di sostegno».