Sarà un premio "politico" o incentrato sulla pandemia che ha segnato il 2020?
OSLO - Tra poche ore a Oslo verrà assegnato il Premio Nobel per la pace.
Sono 318 i candidati in lizza per il prestigioso riconoscimento, 107 organizzazioni e 211 individui: per conoscerli tutti bisognerà però aspettare il 2070, dato che la Fondazione Nobel non svelerà la lista per i prossimi 50 anni.
Premio "politico" o "sanitario"? - Quale sarà il criterio tenuto dai giurati in questo difficile 2020, contrassegnato dalla pandemia di coronavirus? Il premio potrebbe essere assegnato proprio a chi si è trovato a dover contrastare l'emergenza Covid-19, come ad esempio l'Organizzazione mondiale dalla sanità (OMS) o altri enti che si sono trovati (e si trovano) in prima linea da mesi, salvando vite e combattendo il diffondersi del virus.
Il premio all'OMS viene ritenuto poco probabile dagli esperti, alla luce delle critiche piovute da più parti sull'organizzazione guidata da Tedros Adhanom Ghebreyesus. Oltre a quelle di Donald Trump, che la considera "filocinese" e complice nel presunto occultamento delle fasi iniziali della pandemia, ci sono quelle legate alle indicazioni poco chiare e contraddittorie date specialmente nei primi mesi dell'emergenza.
Attivismo e leader - Se il premio non sarà legato al coronavirus, sarà probabilmente di segno politico. Tra i candidati ci sono capi di Stato e aspiranti tali (ad esempio Donald Trump e Joe Biden) ma anche oppositori a governi e regimi (il russo Alexei Navalny e i bielorussi Sergey Tikhanovsky e Svetlana Tikhanovskaya). Oppure potrebbe essere andare all'attivismo ambientale e sociale: tra i grandi favoriti ci sarebbero Greta Thunberg, i giovani pro-democrazia di Hong Kong, i manifestanti di Black Lives Matter negli Usa o il movimento di rivolta popolare in Sudan, che ha provocato un cambio di leadership incruento nel Paese africano.
Libertà d'informazione - Altri pensano che sarà l'anno del riconoscimento alla libertà d'informazione. Potrebbe essere premiata un'organizzazione come Reporter senza frontiere, oppure singoli individui che hanno messo il diritto all'informazione davanti a tutto come Edward Snowden, Chelsea Manning e Julian Assange.