Si teme siano stati impiegati per influenzare negativamente l'esito del processo per pedofilia di Pell.
CANBERRA - Dopo che l'ente di controllo dei reati finanziari Austrac ha rivelato che, dal 2014 al 2020, la Città del Vaticano ha trasferito in Australia 2,3 miliardi di dollari australiani (oltre 1,54 miliardi di franchi) in oltre 400'000 transazioni, i vescovi australiani, ignari di tali bonifici, si preparano a chiedere alla stessa Austrac se parte di questi fondi sia andata o meno a organizzazioni cattoliche.
L'arcivescovo di Brisbane, Mark Coleridge, presidente della Conferenza episcopale australiana, ha dichiarato al quotidiano The Australian che «è sotto esame» una richiesta all'Austrac di riferire se qualcuno dei destinatari delle rimesse fosse designato come diocesi, ordine religioso, o ente di beneficenza cattolici.
I vescovi stanno inoltre preparando una richiesta diretta al papa perché sia investigato e spiegato come siano stati trasferiti a loro insaputa in sei anni 2,3 miliardi di dollari dalla Città del Vaticano, nel pieno di uno scandalo finanziario globale che ha colpito la Santa Sede.
«Quello che è certo, nel mezzo di grandi incertezze, è che i vescovi australiani non erano a conoscenza di questi trasferimenti fino alle ultime rivelazioni e che sono stupiti per la grande entità delle rimesse», ha detto Coleridge. L'alto prelato ha aggiunto di essere al corrente dell'uso di cosiddetti conti cifrati, con cui era permesso a organizzazioni o individui di utilizzare enti della Città del Vaticano per i loro investimenti esteri e rimesse.
I dati sui trasferimenti di denaro sono stati rilasciati da Austrac in risposta a interrogazioni dalla senatrice liberale Concetta Fierravanti-Wells, «alla luce delle indagini in Vaticano su corruzione, peculato e riciclaggio di denaro». «Va anche osservato - ha puntualizzato la parlamentare - che le rimesse sono accelerate durante il periodo in cui il cardinale George Pell affrontava indagini in Australia, e che hanno raggiunto il picco quando egli è stato emarginato dal controllo finanziario del Vaticano, mentre affrontava accuse di pedofilia in Australia».
Le indagini dell'Austrac hanno fatto seguito a informazioni fornite dalla polizia federale su rimesse di denaro dal Vaticano all'Australia, possibilmente legate a tentativi d'influenzare sfavorevolmente il processo per pedofilia a carico di Pell, duro avversario del cardinale Giovanni Angelo Becciu da quando nel 2014 era prefetto degli affari economici della Santa Sede con compiti di risanamento.
Pell è stato condannato in primo grado e poi in appello per abusi sessuali di due coristi nella sacrestia della cattedrale di Melbourne nel 1996, quando vi era arcivescovo. Detenuto per oltre un anno, in un ultimo appello è stato infine scagionato dall'Alta Corte d'Australia.