Fra loro i Testimoni di Geova. Lo schema proposto dal governo è contrario alle loro «credenze basate sulla Bibbia».
CANBERRA - Sono tre le istituzioni a non aver aderito entro l'ultima scadenza del 31 dicembre allo schema nazionale di ricorso e risarcimento per le vittime di pedofilia avviato dal governo australiano lo scorso luglio. Sono i Testimoni di Geova, Fairbridge Restored, che si è occupata di migranti minorenni, e Kenja Communications, un gruppo descritto come un "culto". Le tre organizzazioni avevano ricevuto richieste di risarcimento da 77 vittime.
Come indicato già sei mesi fa dalla ministra per i Servizi sociali Anne Ruston, i tre enti non avranno più diritto a sussidi governativi e potranno perdere lo status di ente caritatevole.
Hanno invece aderito allo schema nazionale circa 450 istituzioni, molte delle quali cristiane, tra cui, negli ultimi mesi, le Missionary Sisters of the Sacred Heart of Jesus, Seventh Day Adventists, Missionaries of God's Love, Swimming Australia, Tennis New South Wales e Football New South Wales.
Lo schema è stato istituito seguendo una raccomandazione chiave della Commissione nazionale d'inchiesta sulle risposte delle istituzioni a questo tipo di abusi istituita nel 2016, che per oltre due anni ha indagato su chiese, enti di beneficenza, governi locali, scuole, organizzazioni comunitarie e polizia.
I Testimoni di Geova, che in Australia contano quasi 70mila seguaci, hanno rifiutato di aderire e quindi di esporsi a risarcimenti, dichiarando che lo schema è contrario alle loro «credenze basate sulla Bibbia» e perché la loro religione non ha le «strutture istituzionali» necessarie. Questo nonostante denunce secondo cui circa 1800 minori avrebbero subito abusi dal 1950.